(
MEDIO ORIENTE )
DAL COMUNICATO FINALE DEL SUMMIT ARABO
DEL CAIRO
(in agenzia "Sana" del 22/10/2000)
I leaders arabi, riuniti al Cairo dal 21 al 22 ottobre corrente
in un summit straordinario, hanno deciso il blocco di ogni relazione con
Israele. di ogni attività ufficiale o non ufficiale nel quadro multilaterale
e di ogni attività di cooperazione economica e regionale con Israele.
"La cooperazione regionale con Israele non si potrà realizzare
senza una pace giusta e globale nella regione", si dice nel comunicato
che sottolinea la decisione dei leaders arabi di rompere ogni relazione
con i paesi che trasferiscono le loro ambasciate a Gerusalemme o che riconoscono
la città santa come capitale d'Israele.
Il comunicato precisa che i paesi arabi perseguiranno in
giustizia, conformemente alla legge internazionale, i responsabili delle
pratiche barbare commesse dalle forze di occupazione israeliane e che
domandano al Consiglio di Sicurezza di creare una corte criminale internazionale
per giudicare i criminali di guerra israeliani che hanno commesso massacri
contro il popolo palestinese e contro gli arabi nei territori arabi occupati.
I leaders arabi hanno richiesto: il completo ritiro israeliano
da tutti i territori arabi occupati, dalla Cisgiordania, dal Golan e da
Gaza, ai confini del 4 giugno 1967; il completamento del ritiro d'Israele
dal territorio libanese; la liberazione dei detenuti arabi nelle prigioni
israeliane, mentre rifiutano i tentativi miranti a imporre nella regione
una pace ingiusta e non equilibrata, favorendo gli interessi d'Israele
a danno dei diritti e degli interessi arabi.
Essi hanno confermato l'appoggio assoluto alla Siria, al
Libano e ai Palestinesi.
Infine, il summit ha deciso, su proposta dell'Arabia Saudita,
di creare di due fondi di solidarietà: il primo detto "la cassa di al-Qods/Gerusalemme"
con un capitale di 800 milioni di dollari per finanziare progetti miranti
a preservare l'identità araba e islamica di Gerusalemme e per consentire
ai palestinesi di affrancarsi economicamente da Israele; l'altro fondo
chiamato "Cassa dell'Intifada di Gerusalemme", assicurerà i bisogni delle
famiglie dei martiri dell'intifada palestinese.
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ROTTURA DELLE
RELAZIONI DIPLOMATICHE CON ISRAELE
(in "Haaretz" del 25/10/2000)
Questi tempi dell'Intifada di Gerusalemme sono duri per la
diplomazia israeliana. Le risoluzioni del summit arabo del Cairo hanno
spazzato via sette anni durante i quali Israele ha sviluppato relazioni
nel mondo arabo e hanno annullato ciò che restava della cooperazione regionale.
Il sultanato dell'Oman, la Tunisia e il Marocco hanno rotto
le loro relazioni con Israele, il ministro degli affari esteri israeliano
si aspetta un comunicato simile dal Qatar.
La reazione ufficiale del Ministero degli esteri israeliano
all'annuncio da parte del Marocco della rottura della sue relazioni diplomatiche
è stata la seguente: "Israele prende nota della decisione del Marocco
in ciò che concerne la chiusura degli uffici di collegamento. Questa misura
va incontro al processo di pace e al dialogo di cui si vanta il Marocco".
Tuttavia, il direttore generale del ministero, Eitan Bentsour,
dichiarava ieri che "la decisione del Marocco di rompere le relazioni
assesta un colpo particolarmente duro alla diplomazia israeliana".
A seguito di questa decisione, il ministero degli esteri
ha raccomandato ai cittadini israeliani di non recarsi in visita in Marocco.
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IL PRESIDENTE TURCO CONDANNA LA REPRESSIONE
ISRAELIANA
(in "L'orient-le jour" del 26/10/2000)
Il presidente della Turchia Ahmet Necdet Sezer ha denunciato
ieri l'uso "eccessivo" della forza da parte israeliana contro i Palestinesi:
"Il fatto che le forze israeliane ricorrano a una forza eccessiva ha purtroppo
provocato la morte di numerose persone.gli atti di violenza contro i nostri
fratelli palestinesi hanno ferito profondamente il mondo islamico" ha
precisato il presidente Sezer che parlava nel corso di una riunione a
Istanbul del comitato economico dell'Organizzazione della Conferenza Islamica.
La presa di posizione di Sezer interviene mentre il sottosegretario
agli esteri israeliano, Alon Liel, si trova in visita ad Ankara dove è
stato ricevuto dal ministro degli esteri turco Ismail Cem.
La Turchia, paese a maggioranza islamica ma Stato laico,
intrattiene strette relazioni con Israele, con il quale, nel 1996, ha
sottoscritto un accordo-quadro di cooperazione militare, mentre continua
a mantenere buone relazioni anche con i Palestinesi.
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LE VIOLENZE
FANNO SCAPPARE I PELLEGRINI DALLA TERRA SANTA
Le violenze in Terra santa hanno fatto fuggire i turisti.
In questo anno del Giubileo si attendevano tre milioni di turisti.
Hanna Nasser, sindaco di Bethleem, lamenta che in questo
momento non c'è un solo turista nella città di nascita di Gesù Cristo.
Ami Etgar, coordinatore di tutti i viaggi organizzati in
Israele, confida da parte sua che per novembre e dicembre, i mesi più
carichi poichè in prossimità del Natale, gli annullamenti sono stati del
70% e che, dopo l'inizio delle violenze, alcune prenotazioni per il prossimo
anno non sono state registrate.
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LA CONDANNA
DEL CONSIGLIO DEI PATRIARCHI CATTOLICI
(in agenzia "Sana" del 20/10/2000)
Il Consiglio dei Patriarchi cattolici dell'Oriente ha condannato
vivamente le aggressioni perpetrate dalle forze d'occupazione israeliana
contro il popolo palestinese.
In un comunicato pubblicato oggi al termine della sua 10/a
conferenza, che ha avuto luogo dal 16 al 20 ottobre a Beirut, il Consiglio
ha annunciato il suo appoggio alla creazione di uno Stato palestinese
indipendente, con al-Qood/Gerusalemme come capitale.
Ha rilevato altresì la necessità del ritiro totale israeliano
dai territori palestinesi occupati e l'attuazione delle risoluzioni dell'ONU
relative al diritto dei rifugiati al ritorno nelle loro terre.
Il Consiglio ha rivolto un appello per una revoca immediata
dell'embargo imposto al popolo iracheno.
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LA COMUNITA'
CATTOLICA SIRIANA SOLIDARIZZA CON I PALESTINESI
(in agenzia "Sana" del 27/10/2000)
Il consiglio dei capi delle chiese cattoliche in Siria ha
confermato la sua solidarietà con il popolo palestinese nei territori
arabi occupati e il suo diritto legittimo a difendere i suoi luoghi santi
e di creare uno Stato indipendente, con Gerusalemme capitale.
In un comunicato, distribuito ieri al termini della sua sessione
annuale al patriarcato greco-cattolico di Damasco, il consiglio ha condannato
duramente le pratiche israeliane inumane perpetrate contro il popolo palestinese
disarmato, qualificandole "contrarie ai principi elementari dei diritto
dell'Uomo".
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LA CONDANNA
DELLA CONFERENZA ISLAMICA
(in agenzia"Sana" del 27/10/2000)
La Conferenza islamica internazionale ha invitato i paesi
islamici a bloccare tutte le forme di cooperazione, ufficiale e non ufficiale,
con Israele in risposta ai massacri commessi contro il popolo palestinese.
In un comunicato, pubblicato oggi a conclusione delle riunione
di due giorni a Islam Abad, la conferenza sottolinea che gli ultimi avvenimenti
nei territori palestinesi occupati svelano la fragilità del processo di
pace in Medio Oriente.
Il comunicato invita il Consiglio di sicurezza dell'ONU a
creare una corte di giustizia per giudicare i responsabili delle operazioni
israeliane per le uccisioni contro i palestinesi e per la formazione di
una forza internazionale incaricata della protezione dei palestinesi sotto
occupazione israeliana.
I paesi islamici hanno affermato, infine, il loro sostegno
alla creazione di uno Stato palestinese con capitale Gerusalemme e al
ritorno dei rifugiati palestinesi nelle loro case.
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SOSTEGNO TOTALE
DI HEZBOLLAH AI PALESTINESI
(in "L'Orient-le jour" del 28/10/2000)
Hezbollah sostiene "moralmente e materialmente" i palestinesi
nei territori occupati da Israele, ha affermato a Damasco il numero due
del movimento, sceicco Naim Kassem.
"Noi sosteniamo i resistenti in Palestina moralmente e materialmente,
i servizi segreti (israeliani) non potranno rompere i legami fra Hezbollah
e i resistenti palestinesi.La terra può essere restituita, il sangue no
e sicuramente non con riunioni e allocuzioni" ha detto il responsabile
di Hezbollah alludendo al summit arabo del Cairo.
Lo sceicco Kassem ha chiesto ai leaders arabi di "non combattere
Israele, poiché saranno i popoli arabi che lo combatteranno.Noi chiediamo
unicamente ai regimi arabi di non difendere Israele e gli Stati Uniti".
Il segretario generale del "Jihad islamico" in Palestina,
Ramadan Abdallah Chalah, ha da parte sua ripetuto che il suo movimento
continuerà le sue operazioni contro Israele "Noi proseguiremo senza alcun
dubbio le nostre operazioni-suicide, questa è la nostra opzione strategica.Noi
continueremo sulla via del Jihad (guerra santa n.d.r) e del martirio poiché
non esiste un'alternativa alla resistenza e all'intifada".
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IL CONGRESSO
USA "PIU' SIONISTA DEI SIONISTI"
(in "Al Baas" del 29/10/2000)
Il giornale del partito Baas, al potere in Siria, ha accusato
il Congresso degli stati Uniti per il suo sostegno a Israele: "Per il
Congresso americano, che è più sionista dei sionisti, Israele è la vittima,
il popolo palestinese l'oppressore, i coloni israeliani sono gli angeli
mentre i bambini palestinesi gli assassini.I candidati alla presidenza
fanno a gara per ottenere la benedizione d'Israele. E l'intera classe
dirigente americana, al potere o all'opposizione, è al servizio d'Israele,
per sostenerlo, coprire i suoi crimini e finanziare le sue guerre."
Se questo è il punto di vista del partito Baas, Al Chareh,
ministro degli esteri siriano, confida nella "ineluttabilità della pace"
in medio oriente e dichiara: "La pace sarà necessariamente stabilita un
giorno o l'altro" nel Vicino Oriente- "Malgrado le distruzioni sul terreno
e le tragedie inflitte agli arabi."
Chareh ha sottolineato che il summit arabo del Cairo ha "lasciato
la porta aperta alla pace.il premier israeliano Barak, al contrario, ha
annunciato il blocco del processo di pace e sta cercando di formare un
governo d'urgenza (con la destra) avente per obiettivo la morte del processo
di pace".
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