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( CULTURA E SOCIETA' )


TUNISI, CAPITALE DEL CINEMA ARABO E AFRICANO
(in agenzia"Pana" del 21/10/2000)

Nella foto: Caffè a Sidi Bou Said

Tunisi vive da venerdì sera all'ora del cinema del Sud, in occasione dell'apertura della 18° edizione delle Giornate cinematografiche di Cartagine (JCC), a forte tinta afro-araba.

In totale, 182 films provenienti da 42 paesi saranno proiettati in varie sale della capitale tunisina nel corso di questa manifestazione cinematografica biennale che dura una quindicina di giorni.

20 lungometraggi provenienti da 12 paesi arabi ed africani sono in gara per i "Tanits" doro, d'argento e di bronzo.

Si tratta di 2 films algerini, 1 del Benin, 2 camerunensi, 2 egiziani, 1 gabonese, 2 libanesi, 1 del Malì, 2 marocchini, 2 siriani, 2 ciadiani, 2 tunisini e 1 dello Zimbabwe.

La 18 edizione di JCC è stata aperta dal film "Lumumba" del regista haitiano Raoul Peck ed ex ministro della cultura di Haiti il quale ha voluto rievocare la lotta eroica condotta da Patrice Lumumba per l'indipendenza del Congo, l'attuale RDC, e la sorte tragica di questo leader africano assassinato negli anni '60.

Un omaggio particolare è stato riservato al cameraman palestinese del canale francese "France 2", Talel Hassen Abou Rahma, che ha filmato in diretta la morte del bambino palestinese Mohamed al Durra, falciato fra le braccia di suo padre dai proiettili dei soldati israeliani, agli inizi degli scontri israelo-palestinesi a Gerusalemme.

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KAMEL, L'UOMO-CALCOLATORE PIU' VELOCE DELLA SUA OMBRA
(in "El watan" del 30/10/2000)

Si può battere una calcolatrice risolvendo mentalmente un'equazione complessa a più incognite? Ebbene, si! Recentemente, all'università di Alicante si è svolta un'esibizione dedicata ai processi di calcolo mentale e Kamel, un algerino originario di El Harrach, ingegnere elettronico, che vive in Spagna dal 1994, ha fornito la prova che l'uomo può essere più veloce della macchina.

La sfida era fra la sua celerità matematica contro quella di altri candidati che usavano una calcolatrice. Un'operazione di un centinaio di cifre che occupavano ben cinque righi di una lavagna. La funzione era la radice esponenziale. Una cosa giudicata impossibile. E per di più, la lettura delle cifre era all'incontrario e ciò rendeva ancora più difficile l'operazione. Ma Kamel, in un attimo, ha spedito tutti negli "spogliatoi" senza colpo ferire...

L'avvenimento è stato coperto dai media spagnoli, segnatamente da "El Pais" che gli ha dedicato una pagina intera.

Il professore scozzese Svein Sigurdsson, PHD in analisi numerica, ha affermato che il metodo di Kamel era "innovatore e non convenzionale", un fenomeno che non si può trovare in Europa né altrove. Il professor spagnolo Marc Antonio Lopez, insegnante in USA e all'università di Alicante, ha invitato Kamel a dare delle conferenze a suo fianco. Si è trattato di una esibizione di calcolo mentale per dimostrare la comparazione effettiva della velocità aritmetica fra l'uomo e la macchina.

Ogni volta, Kamel sorprendeva l'assistente con la sua allucinante rapidità, quella di uno studente in matematica capace di calcolare ad una velocità maggiore della sua ombra. Questo bernoccolo della matematica Kamel l'ha ricevuto come un dono dal cielo.

All'età di 12 anni dava già segni evidenti di un bambino superdotato. Egli calcolava mentalmente funzioni complesse: radici quadrate, cubiche, logarittimi. E tutto ciò lo faceva senza calcolatrice, con grande stupore del suo insegnante e dei suoi compagni.

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LE MOSCHEE MINACCIATE DALLA POLITICA
(di Lyes Bendaoud, in "El Watan" del 28/10/2000)

Duro risveglio per le moschee d'Algeria. All'indomani di una prudente e graduale ripresa delle attività religiose autorizzate, a metà strada fra la follia integrista di ieri e il relativo miglioramento della situazione della sicurezza attuale, questa istituzione è sempre in apprensione.

Conseguenza logica del comportamento per lo meno repressivo di una frangia di fedeli, apertamente dediti all'attività politica. Questo attivismo, devastatore nel migliore dei casi, si afferma ora in modo più intelligente, riflessivo, con maggiore o minore intensità. In certe contingenze, come la tensione estrema vissuta attualmente nel Vicino Oriente, le prediche del venerdì diventano l'occasione per lanciare sottili messaggi: "Non dimentichiamo che l'onore del musulmano impone talvolta il ricorso al jihad (guerra santa n.d.r), per quanto sia detestabile", ricorda- per esempio- l'imam di una moschea di un quartiere popolare di Algeri, quello di Belouizdad.

Bisogna tuttavia segnalare un fatto notevole e di grande importanza: i luoghi di culto, in maniera generale, non servono più da piattaforma ai partiti islamisti. Essi non sono più le tribune per la loro propaganda ideologica.

Memori di un'esperienza dolorosa, i fedeli si allontanano ogni giorno di più dai profittatori della politica che hanno tentato e, in un certa misura sono riusciti, ad imporsi all'interno delle moschee. Solo le attività legali (istruzione religiosa o apprendimento della lingua araba ai bambini e agli analfabeti) sono tollerate.  

Ufficialmente, ogni altra attività è bandita. Il ministero degli Affari religiosi è impegnato in una sfida: riuscire a controllare, nella misura dei suoi mezzi, l'insieme delle 15.000 moschee presenti sul territorio algerino.

Sono state trasmesse direttive al fine di meglio gestire e controllare questi luoghi di preghiera. E' stato fatto obbligo di affiggere i nomi dell'imam, del muezzin e degli altri impiegati in ogni moschea. Ma non è una cosa agevole gestire il sentimento e i comportamenti religiosi di milioni di persone. Alcuni fedeli- per esempio- rimproverano al ministero, e quindi allo Stato, di volere imporre taluni imam invece che altri, considerati più efficaci.  Molti credenti continuano a mantenere la buona vecchia tradizione: meditare dopo le ore della preghiera sui tappeti della moschea. Si da luogo così a conciliaboli che rendono difficile il compito degli addetti alla sicurezza di fare uscire i fedeli dalle moschee.

Fra il necessario e l'indispensabile la scelta è davvero delicata. Nelle città universitarie l'autorità pubblica non ha voce in capitolo.

Le sale di preghiera sono gestite da volontari senza compenso. E non c'è dubbio che è qui che i partiti islamisti tentano di agire per trarre il massimo profitto: laddove le lotte per la leadership si sviluppano meglio. Altro problema notevole: il ministero non dispone di un corpo per inquadrare l'insieme delle moschee. Soltanto la metà di queste è dotato d'imam ufficialmente designati e dunque dipendenti direttamente dall'autorità tutelare.

Ma anche l'altra metà non è diretta da anonimi, ma da volontari incaricati dalle varie direzioni del ministero per gli Affari religiosi.

La loro funzione si limita generalmente a officiare la preghiera.La gestione delle moschee sembra bonificata, tuttavia il ritorno in forze dei "fratelli", come li chiamano talvolta nelle piazze pubbliche soprattutto nelle vicinanze dei luoghi di culto, fa invece rinascere il dubbio.

Essi ritornano esattamente con la divisa afgana di un tempo e si dedicano alle stese attività commerciali. L'amalgama dei pentiti reinseriti e "fedeli al sermone" rafforza inevitabilmente la convinzione islamista presso i partigiani del progetto islamico.

Curiosamente, la giornata del venerdì non è più quella del negozio. E' nei giorni lavorativi della settimana che i diversi articoli religiosi vengono messi in vendita sui marciapiedi di certi quartieri.

I "fratelli" non hanno perduto nulla delle loro ostentate apparenze: camicione, barba coltivata, pantaloni ad altezza del ginocchio. Convertiti al trabendismo, essi sognano sempre la resurrezione di questa movenza dura, assopita e lacerata dalle proprie avventure.


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Numero 8 - ottobre 2000

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