TUNISI,
CAPITALE DEL CINEMA ARABO E AFRICANO Tunisi vive da venerdì sera all'ora del cinema del Sud, in
occasione dell'apertura della 18° edizione delle Giornate cinematografiche
di Cartagine (JCC), a forte tinta afro-araba. In totale, 182 films provenienti da 42 paesi saranno proiettati
in varie sale della capitale tunisina nel corso di questa manifestazione
cinematografica biennale che dura una quindicina di giorni. 20 lungometraggi provenienti da 12 paesi arabi ed africani
sono in gara per i "Tanits" doro, d'argento e di bronzo. Si tratta di 2 films algerini, 1 del Benin, 2 camerunensi,
2 egiziani, 1 gabonese, 2 libanesi, 1 del Malì, 2 marocchini, 2 siriani,
2 ciadiani, 2 tunisini e 1 dello Zimbabwe. La 18 edizione di JCC è stata aperta dal film "Lumumba" del
regista haitiano Raoul Peck ed ex ministro della cultura di Haiti il
quale ha voluto rievocare la lotta eroica condotta da Patrice Lumumba
per l'indipendenza del Congo, l'attuale RDC, e la sorte tragica di questo
leader africano assassinato negli anni '60. Un omaggio particolare è stato riservato al cameraman palestinese
del canale francese "France 2", Talel Hassen Abou Rahma, che ha filmato
in diretta la morte del bambino palestinese Mohamed al Durra, falciato
fra le braccia di suo padre dai proiettili dei soldati israeliani, agli
inizi degli scontri israelo-palestinesi a Gerusalemme. KAMEL, L'UOMO-CALCOLATORE PIU' VELOCE
DELLA SUA OMBRA Si può battere una calcolatrice risolvendo mentalmente un'equazione
complessa a più incognite? Ebbene, si! Recentemente, all'università
di Alicante si è svolta un'esibizione dedicata ai processi di calcolo
mentale e Kamel, un algerino originario di El Harrach, ingegnere elettronico,
che vive in Spagna dal 1994, ha fornito la prova che l'uomo può essere
più veloce della macchina. La sfida era fra la sua celerità matematica contro quella
di altri candidati che usavano una calcolatrice. Un'operazione di un
centinaio di cifre che occupavano ben cinque righi di una lavagna. La
funzione era la radice esponenziale. Una cosa giudicata impossibile.
E per di più, la lettura delle cifre era all'incontrario e ciò rendeva
ancora più difficile l'operazione. Ma Kamel, in un attimo, ha spedito
tutti negli "spogliatoi" senza colpo ferire... L'avvenimento è stato coperto dai media spagnoli, segnatamente
da "El Pais" che gli ha dedicato una pagina intera. Il professore scozzese Svein Sigurdsson, PHD in analisi numerica,
ha affermato che il metodo di Kamel era "innovatore e non convenzionale",
un fenomeno che non si può trovare in Europa né altrove. Il professor
spagnolo Marc Antonio Lopez, insegnante in USA e all'università di Alicante,
ha invitato Kamel a dare delle conferenze a suo fianco. Si è trattato di una esibizione di calcolo mentale per dimostrare
la comparazione effettiva della velocità aritmetica fra l'uomo e la
macchina. Ogni volta, Kamel sorprendeva l'assistente con la sua allucinante
rapidità, quella di uno studente in matematica capace di calcolare ad
una velocità maggiore della sua ombra. Questo bernoccolo della matematica
Kamel l'ha ricevuto come un dono dal cielo. All'età di 12 anni dava già segni evidenti di un bambino
superdotato. Egli calcolava mentalmente funzioni complesse: radici quadrate,
cubiche, logarittimi. E tutto ciò lo faceva senza calcolatrice, con
grande stupore del suo insegnante e dei suoi compagni. ( torna su ) LE MOSCHEE MINACCIATE DALLA POLITICA Duro risveglio per le moschee d'Algeria. All'indomani di
una prudente e graduale ripresa delle attività religiose autorizzate,
a metà strada fra la follia integrista di ieri e il relativo miglioramento
della situazione della sicurezza attuale, questa istituzione è sempre
in apprensione. Conseguenza logica del comportamento per lo meno repressivo
di una frangia di fedeli, apertamente dediti all'attività politica.
Questo attivismo, devastatore nel migliore dei casi, si afferma ora
in modo più intelligente, riflessivo, con maggiore o minore intensità.
In certe contingenze, come la tensione estrema vissuta attualmente nel
Vicino Oriente, le prediche del venerdì diventano l'occasione per lanciare
sottili messaggi: "Non dimentichiamo che l'onore del musulmano impone
talvolta il ricorso al jihad (guerra santa n.d.r), per quanto sia detestabile",
ricorda- per esempio- l'imam di una moschea di un quartiere popolare
di Algeri, quello di Belouizdad. Bisogna tuttavia segnalare un fatto notevole e di grande
importanza: i luoghi di culto, in maniera generale, non servono più
da piattaforma ai partiti islamisti. Essi non sono più le tribune per
la loro propaganda ideologica. Memori di un'esperienza dolorosa, i fedeli si allontanano
ogni giorno di più dai profittatori della politica che hanno tentato
e, in un certa misura sono riusciti, ad imporsi all'interno delle moschee.
Solo le attività legali (istruzione religiosa o apprendimento della
lingua araba ai bambini e agli analfabeti) sono tollerate.
Ufficialmente, ogni altra attività è bandita. Il ministero
degli Affari religiosi è impegnato in una sfida: riuscire a controllare,
nella misura dei suoi mezzi, l'insieme delle 15.000 moschee presenti
sul territorio algerino. Sono state trasmesse direttive al fine di meglio gestire
e controllare questi luoghi di preghiera. E' stato fatto obbligo di
affiggere i nomi dell'imam, del muezzin e degli altri impiegati in ogni
moschea. Ma non è una cosa agevole gestire il sentimento e i comportamenti
religiosi di milioni di persone. Alcuni fedeli- per esempio- rimproverano
al ministero, e quindi allo Stato, di volere imporre taluni imam invece
che altri, considerati più efficaci. Molti credenti continuano a mantenere la buona vecchia tradizione:
meditare dopo le ore della preghiera sui tappeti della moschea. Si da
luogo così a conciliaboli che rendono difficile il compito degli addetti
alla sicurezza di fare uscire i fedeli dalle moschee. Fra il necessario e l'indispensabile la scelta è davvero
delicata. Nelle città universitarie l'autorità pubblica non ha voce
in capitolo. Le sale di preghiera sono gestite da volontari senza compenso.
E non c'è dubbio che è qui che i partiti islamisti tentano di agire
per trarre il massimo profitto: laddove le lotte per la leadership si
sviluppano meglio. Altro problema notevole: il ministero non dispone
di un corpo per inquadrare l'insieme delle moschee. Soltanto la metà
di queste è dotato d'imam ufficialmente designati e dunque dipendenti
direttamente dall'autorità tutelare. Ma anche l'altra metà non è diretta da anonimi, ma da volontari
incaricati dalle varie direzioni del ministero per gli Affari religiosi. La loro funzione si limita generalmente a officiare la preghiera.La
gestione delle moschee sembra bonificata, tuttavia il ritorno in forze
dei "fratelli", come li chiamano talvolta nelle piazze pubbliche soprattutto
nelle vicinanze dei luoghi di culto, fa invece rinascere il dubbio. Essi ritornano esattamente con la divisa afgana di un tempo
e si dedicano alle stese attività commerciali. L'amalgama dei pentiti
reinseriti e "fedeli al sermone" rafforza inevitabilmente la convinzione
islamista presso i partigiani del progetto islamico. Curiosamente, la giornata del venerdì non è più quella del
negozio. E' nei giorni lavorativi della settimana che i diversi articoli
religiosi vengono messi in vendita sui marciapiedi di certi quartieri. I "fratelli" non hanno perduto nulla delle loro ostentate apparenze: camicione, barba coltivata, pantaloni ad altezza del ginocchio. Convertiti al trabendismo, essi sognano sempre la resurrezione di questa movenza dura, assopita e lacerata dalle proprie avventure. ( torna su ) |
Numero 8 - ottobre 2000
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