  
        ( 
          ANALISI ) 
       
      
        -  
          
        
 
       
       
      IL 
        PREZZO DEL PETROLIO E' ALTO?  
        (di Lies Sahar in El Watan del 20/2/2000)  
        Le pressioni esercitate nelle ultime settimane dai paesi consumatori sui 
        paesi produttori di petrolio rilanciano un dibattito vecchio di una trentina 
        di anni, che impegna sia i consumatori sia i produttori. I consumatori 
        in quanto dipendenti da una fonte di energia vitale. I produttori poiché 
        nella maggioranza delle loro economie sono dipendenti dalle entrate per 
        vendite d'idrocarburi.  
        Dopo lo choc petrolifero del 1973, che aveva visto i produttori spingere 
        per l'aumento dei prezzi al fine di valorizzare questa risorsa, i paesi 
        consumatori hanno sviluppato una strategia basata sul risparmio energetico 
        e sul nucleare.  
        Sotto la direzione dell'Agenzia internazionale dell'energia, all'epoca 
        di Henri Kissinger, fu adottata una politica efficace in questo senso. 
         
        L'Occidente, che doveva una gran parte della sua prosperità ai corsi troppo 
        bassi delle materie prime e particolarmente del petrolio, era riuscito 
        ad attutire lo choc derivato da un innalzamento brutale dei corsi.  
        Questo aumento dei prezzi aveva consentito ai paesi produttori di petrolio 
        di valorizzare questa risorsa e d'investire enormemente. Dopo, le due 
        parti arrivavano difficilmente a coordinare le loro politiche per evitare 
        altri chocs.  
        Nel 1986, sono stati i paesi produttori a fare le spese di una caduta 
        storica del prezzo del barile di petrolio. Le contraddizioni interne all'OPEC, 
        dove i paesi membri si fanno la guerra per accaparrarsi parti del mercato, 
        le scoperte di petrolio in altre regioni del mondo hanno introdotto nuovi 
        fattori che permettono ai paesi consumatori di meglio controllare il mercato. 
         
        Anche l'energia nucleare ha una parte d'influenza sul mercato. Secondo 
        vari esperti, un barile a 30 dollari renderà quest'ultima largamente competitiva. 
        I paesi consumatori giocano anche sulla manipolazione dell'opinione pubblica. 
        Alla pompa è la benzina, gli automobilisti non sanno che sono le tasse 
        eccessive imposte dai loro Stati che gravano sui loro bilanci familiari 
        e non i prezzi del prezioso liquido che fa correre il veicolo.  
        Il valore reale del prezzo del barile di petrolio di oggi non è molto 
        diverso da quello realizzato agli inizi degli anni '70. Allorché i paesi 
        produttori, la cui economia è rimasta generalmente immutata, vedono aumentare 
        ogni anno la loro fattura alimentare e di altri beni.  
        Su questo piano, i termini di scambio restano largamente deteriorati. 
        Se l'Occidente ha operato le ristrutturazioni necessarie che gli permettono 
        di attutire gli chocs, i paesi produttori restano dipendenti dai prezzi 
        del petrolio.  
        Durante la crisi del 1998, si è assistito a revisioni dirompenti dei loro 
        budgets. Il solo vero problema che inquieta oggi i consumatori è la sicurezza 
        dell'approvvigionamento. In realtà, ciò che oggi si chiama guerra del 
        Golfo è stata una guerra del petrolio. Per tornare a questi ultimi anni, 
        gli anni '96, 97 sono stati assai calmi. Nel 1997, il barile è stato venduto 
        in media a 19 dollari (18,68).  
        Ora, nel momento in cui il mercato ritrova un equilibrio, l'OPEC sotto 
        la pressione di certi paesi membri produttori, ha deciso un aumento della 
        produzione del 10%.  
        Ciò accadeva nel mese di novembre 1997 a Giacarta. Questa opzione doveva 
        esserle fatale. Lo choc è stato molto duro. L'Arabia Saudita, uno dei 
        promotori di questa decisione ha perduto da sola 10 miliardi di dollari. 
        Il barile è passato sotto il limite dei 10 dollari, il suo più basso livello 
        dopo il 1986.  
        Nel 1998, il barile si è venduto in media a 12,28 dollari. Un prezzo ancora 
        più basso di quello del 1986, anno nero per i produttori, nel quale 
        è stato ceduto in media a 13,53 dollari.  
        Nei bilanci dei paesi produttori sono stati operati forti tagli. Parallelamente, 
        stocks importanti si sono costituiti in Occidente. Fu necessario che l'OPEC 
        riducesse la sua produzione di 2,1 milioni di tonnellate/giorno in collaborazione 
        con 4 altri paesi ( Russia, Norvegia, Messico e Oman) perché i prezzi 
        si raddrizzassero qualche mese dopo.  
        L'Organizzazione, dopo la decisione storica del mese di marzo del 1999, 
        ha resistito a pressioni multiple. La ripresa dell'iniziativa ha permesso 
        di fare alzare la media del prezzo a 17,47 dollari per l'anno 1999. Il 
        dibattito sul prezzo del barile è stato rilanciato. Bisogna ricordare 
        che prima della guerra del Golfo, l'OPEC aveva proposto un prezzo di riferimento 
        di 21 dollari per il paniere OPEC.  
        Dopo, questa opzione fu abbandonata. La crisi del 1998 ha favorito il 
        dibattito all'interno dell'OPEC, che controlla soltanto il 37% del consumo 
        mondiale. Un summit di capi di Stato, previsto per il mese di aprile 2000 
        a Caracas, poi rinviato a settembre, doveva avviare la concertazione al 
        più alto livello.  
        Le perdite provocate nel 1998 hanno fatto riflettere molti paesi, compresi 
        l'Arabia Saudita e l'Iran, contrapposti in una guerra per la conquista 
        di quote di mercato. Apparentemente, paesi consumatori e paesi produttori 
        hanno compreso che per evitare lo choc la migliore soluzione è il controllo 
        del mercato. Anche se essi non arrivano ad intendersi sui termini di un 
        "accordo". L'Arabia Saudita, pilastro dell'OPEC, considera che un prezzo 
        fra i 20 e i 25 dollari potrebbe andare bene per tutti. 
      
        ( 
          torna su ) 
         
      
     | 
     
         
      Numero 
        2 - febbraio 2000 
      ( 
        numeri precedenti ) 
        
        
        
        
        
        
        
        
        
      
      
     |