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 ( L'APPELLO ) 
 FERMIAMO 
          IL MASSACRO
        Pubblichiamo il testo dell'appello promosso da un gruppo 
          di Associazioni umanitarie italiane con il quale si denunciano le gravissime 
          responsabilità israeliane per avere prima, con la visita del falco Ariel 
          Sharon, capo del partito Likud, al Sacro Recinto delle Moschee di Gerusalemme, 
          provocato la reazione popolare palestinese e per averla dopo duramente 
          repressa, addirittura con l'intervento di elicotteri da guerra e con 
          i carri armati. I palestinesi caduti sotto il piombo israeliano sono 
          circa 80, fra i quali alcuni bambini. "Da venerdì 29 settembre i soldati israeliani continuano 
          a sparare contro i dimostranti palestinesi. Sino ad oggi sono morte 
          42 persone e centinaia sono rimaste ferite. Sono queste le conseguenze 
          del fallimento degli iniqui negoziati di pace imposti alla popolazione 
          palestinese e dell'ennesima provocazione israeliana. La visita di Sharon alla spianata delle moschee non deve 
          considerarsi un atto isolato e individuale. Il governo israeliano ha 
          chiare ed evidenti responsabilità nell'accaduto, avendo avallato un'azione 
          sconsiderata, dagli esiti ampiamente prevedibili e mirata a riaffermare 
          la sovranità esclusiva dello Stato d'Israele sulla città di Gerusalemme. Alla provocazione è seguita una repressione feroce giustificata 
          solo dall'esistenza di un preciso disegno politico. Chiediamo che il Governo italiano ed il Parlamento europeo 
          intraprendano delle azioni diplomatiche sul governo israeliano al fine 
          di ottenere: il rispetto pieno delle risoluzioni delle Nazioni Unite che 
          sanciscono il ritiro dell'esercito israeliano da Gaza e dalla Cisgiordania, 
          inclusa Gerusalemme est, il diritto al ritorno dei profughi palestinesi, 
          il riconoscimento del diritto alla costituzione dello Stato indipendente 
          di Palestina. Facciamo appello a tutta la società civile a mobilitarsi 
          per fermare il massacro. Invitiamo tutti a partecipare al sit-in di venerdì 6 ottobre, 
          a Roma, piazza S. Marco, davanti alla sede delle Nazioni Unite in Italia. Promosso da: Associazione per la Pace, Servizio Civile Internazionale, 
          Lega Internazionale per i Diritti dei popoli, COCIS, Piattaforma delle 
          ONG italiane per la Palestina, ICS, Senza Confine, Associazione Azad, 
          Socialismo rivoluzionario. ( torna su ) in defence of the ABM Treaty and for nuclear disarmament 
             Despite the end of the Cold War, the nuclear 
        threat has not been eliminated. The hopes for a steady course towards 
        a nuclear weapons free world, which received a great boost after the signing 
        and the implementation of the treaty for the abolition of the "euromissiles", 
        have not been fulfilled.  On 
        the contrary the nuclear arsenals remain 
        almost intact and the danger of nuclear proliferation has increased. The 
        "first use" doctrine has been declared anew recently by both 
        NATO and Russia and the treaty for a total ban on nuclear tests has been 
        blocked by the US Senate. But even if nuclear weapons are not used on 
        purpose, there are serious dangers for mistakes or accidents, as we were 
        dramatically reminded by the recent "Kursk" tragedy.             In particular, we express deep concern 
        for the violation or cancellation of the Treaty on the Limitation of Anti-Ballistic 
        Missile Systems (ABM) by the US plans to "de-freeze" the "star 
        wars" project.             We are strongly opposed to these plans 
        and call upon the governments of Europe to resist them and support the 
        UN General Assembly Resolution on the "preservation of and compliance 
        with the ABM", which states that this treaty "remains a cornerstone 
        in maintaining global strategic stability and world peace and in promoting 
        further strategic nuclear arms reductions"(resolution 54/54A).             We urge the peoples of our countries and 
        of the whole world to be on the alert and mobilize in defence of the ABM 
        Treaty and for the re-invigoration of the nuclear disarmament process 
        that must lead to a nuclear weapons free world.             We call upon all the nuclear powers to 
        renounce the "first use" of nuclear weapons and all the countries 
        to ratify and abide by the Comprehensive Test Ban Treaty.             At the 
        dawn of the 21st Century, we declare with more determination: 
        The only security from nuclear weapons lies 
        in their abolition! (This appeal was jointly initiated on Hiroshima Day 2000 by the SYNASPISMOS and the Bertrand Russel Peace Foundation). ( torna su ) A FAVORE DELLE DONNE DELL'AFGHANISTAN Care amiche/cari amici, per favore non ignorate questo messaggio. Tratta di qualcosa che noi tutti, uomini e donne, dobbiamo affrontare. Non so se questa iniziativa servira' a qualcosa ma spendi tre minuti della tua vita per fare la tua parte. Madhu, il governo dell'Afghanistan, ha scatenato una guerra contro le donne. Da quando i Talibani hanno preso il potere nel 1996, le donne hanno dovuto portare il burqua e sono state picchiate e lapidate in pubblico perche' non portavano gli abiti dovuti, anche se questo significava semplicemente non coprire gli occhi con nella maniera dovuta. Una donna e' stata picchiata a morte da una folla di fondamentalisti irati per aver mostrato casualmente un braccio mentre guidava. Un'altra e' stata lapidata a morte per aver cercato di lasciare il paese con un uomo con cui non era imparentata. Le donne non hanno il permesso di lavorare e nemmeno di uscire all'aperto in pubblico senza un parente maschio; professioniste come docenti, traduttrici, dottoresse, avvocatesse, artiste e scrittrici sono state costrette a lasciare il lavoro e chiuse nelle loro case. Le abitazioni in cui e' presente una donna devono avere le finestre oscurate con la vernice in modo che non sia vista dall'esterno. Devono portare calzature silenziose in modo da non essere mai sentite. Le donne vivono temendo per la loro vita che potrebbero perdere per la minima infrazione. Dato che non possono lavorare, coloro che non hanno parenti maschi o marito muoiono di fame o elemosinano nelle strade, anche se in possesso di laurea. La depressione sta diventando cosi'diffusa da raggiungere livelli di emergenza. Non c'e'modo, in una societa'retta a tal punto dalla legge islamica,di conoscere la percentuale di suicidi con sicurezza, ma chi lavora nel paese stima che la percentuale di suicidi fra le donne - che non possono trovare cure adatte per la loro profonda depressione e si toglierebbero la vita pur di non vivere in quelle condizioni - sia aumentata significativamente. Le cure mediche per le donne sono quasi del tutto assenti. In uno dei rari ospedali per donne un giornalista ha trovato sui letti corpi immobili, quasi del tutto privi di vita, avvolti nei burqua, privi della voglia di parlare, mangiare o fare altro, a consumarsi lentamente. Altre donne sono impazzite e sono state viste rannicchiate in un angolo, a dondolarsi di continuo o in lacrime, la maggior parte di loro terrorizzate. Un dottore ha considerato l'idea, una volta esaurite le poche medicine disponibili, di lasciare queste donne di fronte alla residenza presidenziale per protesta. Siamo al punto in cui l'espressione "violazioni dei diritti umani" e' adeguata a descrivere la realta'. I mariti hanno potere di vita e di morte sulle loro parenti donne, in particolare sulle loro mogli, ma la folla impazzita ha altrettanto diritto di lapidare o picchiare una donna, spesso fino alla morte, per aver esposto pochi centimetri di pelle o nell'idea di aver ricevuto una incomprensibile offesa. Le donne hanno goduto di una relativa liberta', della possibilita' di lavorare, di vestire piu' o meno come volevano, potevano guidare e apparire in pubblico da sole fino al 1996. La velocita' della transizione e' la principale ragione della depressione e dei suicidi; donne che erano educatrici o medici,o semplicemente abituate alle piu' elementari liberta' sono ora duramente limitate e trattate come esseri subumani nel nome del fondamentalismo islamico. Non si tratta della loro tradizione o "culture", ma di qualcosa di estraneo, ed e' estremo anche per quelle culture dove il fondamentalismo e' la regola. Chiunque ha il diritto ad una vita umanamente tollerabile, anche se donna in un paese musulmano. Se possiamo minacciare l'uso della forza militare nel Kosovo nel nome dei diritti umani, in favore dell'etnia albanese, i cittadini del mondo possono certamente mostrare in maniera pacifica la loro rabbia per l'oppressione, gli omicidi e le ingiustizie commesse contro le donne dai Talibani. RICHIESTA: Nel firmare questa petizione, concordiamo nel considerare l'attuale trattamento delle donne in Afghanistan totalmente INACCETTABILE e meritevole di un'azione da parte delle Nazioni Unite. La situazione in Afghanistan non sara' tollerata. I diritti delle donne non sono in alcun posto un problema secondario ed e' INACCETTABILE per le donne nel 2000 essere trattate come subumani e come una proprieta'. L'eguaglianza e la decenza umana sono un DIRITTO non una liberta', che uno viva in Afghanistan o altrove. RENZA VENTO PALERMO (Italy) ( torna su ) 
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       Numero 7 - settembre 2000 
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