Il
cardinale Biffi, gli islamici.e i fondamentalismi
LA
SORPRENDENTE AFFINITA' DI PENSIERO TRA GIOVANNI PAOLO II E I PRINCIPALI
TEORICI DEL FONDAMENTALISMO ISLAMICO
nella
foto: Cattedrale Cattolica a Tripoli
Il cardinale di Bologna, Giacomo Biffi, con le sue clamorose
dichiarazioni, ha avanzato una ben strana pretesa: quella di chiedere
allo Stato, laico e aconfessionale, d'impedire l'ingresso in Italia
di emigrati di religione islamica perché portatori di una concezione
integralista della società che mai potrà armonizzarsi con i valori civili
e democratici della nostra Costituzione antifascista e repubblicana,
ciò per prevenire la minaccia, vera o presunta, di una "invasione islamica"
che potrebbe sconvolgere l'identità nazionale italiana (evidentemente
da lui identificata con quella cristiana cattolica).
Com'è noto, l'appello del porporato è stato salutato dalle
forze politiche più retrive e razzistiche (Lega nord di Bossi e AN di
Fini) che hanno trovato nel "Polo" sedicente "delle libertà" del cavaliere
Berlusconi il luogo ideale di convivenza spudoratamente elettoralistica
che, miracolo del maggioritario, riesce a conciliare il nazionalismopatriottardo degli ex neofascisti col secessionismo razzista ed
antimeridionalista della Lega nord.
Il
cardinale vorrebbe combattere una forma d'integralismo (per altro ancora
non manifesto in Italia) con una chiusura altrettanto integralistica
e per giunta tramite la normativa di uno Stato che, rinnegando la propria
laicità, dovrebbe attuare un odioso principio discriminatorio e fondamentalista
di segno contrapposto, in questo caso quello cattolico, apostolico romano.
Se Biffi si spinge a tanto è perché sa di non essere un isolato,
di "esternare" un sentire latente e diffuso nell'ambiente cattolico.
D'altra parte, per difenderlo si è scomodato il cardinale Sodano, stretto
collaboratore del Papa e responsabile della politica estera vaticana.
Ma al di là di queste schermaglie, si pone una questione
non più eludibile: il fondamentalismo o integralismo religioso è un
fenomeno esclusivamente riferito alla religione islamica oppure tocca
le altre religioni rivelate?
Premetto che circa l'uso dei termini "fondamentalismo", "integralismo"
nutro forti perplessità
come ho chiarito nel mio "Fondamentalismo islamico- L'Islam
politico"- Edizioni Associate, Roma, 1996, tuttaviasi può affermare che fino a quando un Libro
sacro sarà considerato il riferimento ultimo e assoluto delle vicende
umane, della verità e della falsità, i fondamentalismi saranno destinati
a riemergere sotto varie denominazioni e in tutte le religioni rivelate.
In realtà, esiste un "fondamentalismo" islamico e giudaico
edanche un "fondamentalismo"
cattolico attivo che non è solo patrimonio dei seguaci di mons. Lefebre,
ma di tantissimi cattolici e che trova una sponda autorevolissima nel
pensiero dell'attuale Pontefice, Giovanni Paolo II.
Mi rendo conto della gravità di questa affermazione, specie
in questa antivigilia di campagna elettorale nella quale assistiamo
ad una specie di corsa, da destra, da centro e anche da sinistra, a
chi si mostra più fedele interprete del pensiero papale e dei desiderata
della gerarchia.
A me, che non sono aduso a cercare voti con questi mezzi,
interessa approfondire la questione, sperando di poter minimamente contribuire
a stabilire la verità delle cose.E per svolgere un ragionamento il più obiettivo
possibile, ho ridotto al minimo i commenti e le considerazioni personali
e ho lasciato parlare gli scritti del Papa e di alcuni eminenti teorici
islamisti "fondamentalisti" per appurare se vi sia o no una corrispondenza
o quantomeno una consonanza.
PRIMO CONFRONTO: SUI LIMITI DEL POTERE TEMPORALE
Nell'Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II afferma "L'uomo,
immagine vivente di Dio, è voluto come re e signore.La sua, tuttavia,
non è una signoria assoluta, ma ministeriale, è riflesso reale della
signoria unica e infinita di Dio. Per questo l'uomo deve viverla con
sapienza e amore, partecipando alla sapienza e all'amore incommensurabili
di Dio. E ciò avviene con l'obbedienza alla sua legge santa." (1)
Leggiamo ora cosa scrive l'ayatollah R. Khomeyni sul medesimo
argomento: "Il regime islamico non è assoluto, ma costituzionale; nel
senso che i detentori del potere sono vincolati dall'insieme delle condizioni
e delle leggi esposte nel Corano e nella Sunna e che si riassumono nel
dovere di rispettare l'ordinamento islamico e di dare applicazione ai
suoi statuti e alle sue leggi.Tutto quanto si trova nel Libro e nella
Sunna è vincolante per ogni musulmano." (2)
"Poiché è Iddio- aggiunge il pakistano Abu Mawdudi, uno dei
massimi pensatori dell'islamismo radicale moderno- colui che detiene
il potere.chi governa deve farlo in base alla legge divina e giudicando
sulla scorta di essa, essendo egli soltanto un vicario e un rappresentante
di Dio sulla terra." (3)
In questo primo confronto, troviamo almeno due analogie fra
il pensiero del Papa e quello dei due citati teorici islamisti fondamentalisti:
a) per il Papa i governanti devono obbedienza alla Legge
santa, per gli islamisti alla Legge divina
(al Corano e alla
Sunna);
b) nell'esercizio del potere politico e legislativo, l'uomo
svolge soltanto una funzione vicaria rispetto al potere o signoria di
Dio.
SECONDO CONFRONTO: SUI LIMITI DELLA DEMOCRAZIA E DELLA
LEGISLAZIONE
"In realtà, la democrazia- scrive Giovanni Paolo II- non
può essere mitizzata fino a farne un surrogato della moralità o un toccasana
dell'immoralità. Il suo carattere "morale" non è automatico, ma dipende
dalla conformità della legge morale a cui, come ogni altro comportamento
umano, deve sottostare: dipende cioè dalla moralità dei fini che persegue
e dei mezzi di cui si serve." (4)
Al medesimo principio si appella, in termini più radicali,
Sayyid Qutb, l'ispiratore dei movimenti integralisti più fanatici, per
il quale "la teoria e la pratica della democrazia sono forme di politeismo.In
uno Stato islamico tutta la nazione partecipa alla scelta dell'Imam
e gli accorda l'esercizio legittimo del potere secondo la charia (legge
divina). Tuttavia, questo diritto non significa che la nazione può legiferare
secondo la sua volontà" (5)
Si potrà legiferare - chiarisce Abde Qader Audadh, eminente
giurista ed esponente dei "Fratelli musulmani"- secondo "i giudizi e
i principi generali menzionati nella charia che debbono essere considerati
giustamente come le regole generali della legislazione islamica". (6)
In sostanza, mentre per il Papa la moralità dell'ordinamento
democratico dipende dal suo grado di conformità alla "legge morale",
per gli islamisti la legittimazione dello Stato e della legislazione
dipenderà dalla conformità assoluta alla legge divina.
TERZO CONFRONTO: SU LEGGE CIVILE E LEGGE MORALE
Per Giovanni Paolo II : "Occorre riprendere, in tal senso,
gli elementi fondamentali della visione dei rapporti tra legge civile
e legge morale, quali sono proposti dalla Chiesa.In continuità con tutta
la tradizione della Chiesa è la dottrina sulla necessaria conformità
della legge civile con la legge morale, come appare, ancora una volta,
dall'Enciclica citata di Giovanni XXIII ("Pacem in terris"):
"L'autorità è postulata dall'ordine morale e deriva da Dio.
Qualora pertanto le sue leggi o autorizzazioni siano in contrasto con
la volontà di Dio, esse non hanno forza di obbligare la coscienza.in
tal caso, anzi, chiaramente l'autorità cessa di essere tale e degenera
in sopruso". (7)
Per Mawdudi: "Il punto essenziale e chiaro per tutti è che
chi abbandona la legge di Dio per un'altra, che egli stesso o altri
uomini hanno creato, commette un atto d'idolatria e di tirannia, allontanandosi
così dalla verità, e che chi governa in base a una simile legge è un
usurpatore". (8)
QUARTO CONFRONTO: SULL'OBBEDIENZA ALL'AUTORITA' CIVILE
Quando non c'è conformità con la legge morale, il Papa incita
a non obbedire alle leggi civili, moralmente non obbliganti.
Infatti, secondo l'Evangelium Vitae, "Leggi di questo tipo
(si riferisce a quelle sull'aborto e sulla eutanasia, n.d.r.) non solo
non creano obbligo per la coscienza, ma sollevano piuttosto un grave
e preciso obbligo di opporsi a esse mediante l'obiezione di coscienza.
Fin dalle origini della Chiesa, la predicazione apostolica ha inculcato
ai cristiani il dovere di obbedire alle autorità pubbliche legittimamente
costituite, ma nello stesso tempo ha ammonito fermamente che bisogna
obbedire a Dio piuttosto che agli uomini." (9)
Ecco come la pensa a riguardo il già citato Mawdudi "I musulmani
che vogliono vivere veramente come tali debbono ubbidire a Dio in ogni
aspetto della propria vita.e rispettare la sua Legge sia a livello individuale
sia a livello sociale.Ogni atto compiuto da qualsiasi governo in base
ad una legislazione che non sia quella rivelata tramite i Profeti è
nullo e privo di valore.I credenti possono accettarli (tali atti, n.d.r.)
come un dato di fatto, ma non li riconoscono come potere legittimo capace
di risolvere i loro problemi." (10)
Da notare che il teorico islamista radicale invita i credenti
ad accettare gli atti di governo non ispirati o non conformi alla legge
divina come un "dato di fatto", seppure senza riconoscerli come potere
legittimo, tuttavia non li incita- come fa il Papa- a "un preciso obbligo
di opporsi ad esse mediante l'obiezione di coscienza".
In conclusione, a parte le sorprendenti analogie dottrinali,
il dato più inquietante è rappresentato dal fatto che le prese di posizione
del Papa potrebbero configurare un conflitto formale e di principio
fra "legge morale" di derivazione divina e legge civile, esclusivo appannaggio
degli organi costituzionali dello Stato, la cui legittimità deriva unicamente
dal consenso e dalla sovranità popolari.
LE SCUOLE DI DIO CON I SOLDI DELLO STATO LAICO
Anche sulla questione delle scuole private cattoliche che,
secondo le pretese delle gerarchie assecondate dai "cercatori di voti",
dovrebbero essere, oltre che pienamente equiparate, finanziate dallo
Stato al pari delle scuole pubbliche, il Papa ha usato termini di un
integralismo perfino preoccupante. Sull'Unità del 22 novembre 1998 leggiamo:
"Giovanni Paolo II è tornato a parlare, ieri mattina, delle scuole cattoliche.per
affermare, con molta nettezza, che il loro scopo è di "sviluppare
un ideale educativo in pieno accordo con l'insegnamento cattolico e
per promuovere ed approfondire la fede."
Inoltre, le scuole cattoliche devono fornire "una profonda
conoscenza della fede cattolica e una competenza sicura dell'insegnamento
morale e sociale cattolico", " In esse gli studenti devono ricevere
un insegnamento che si basi sulla verità che è unica e universale.L'identità
delle scuole cattoliche va oltre gli insegnamenti catechistici e religiosi,
per toccare ogni aspetto educativo e per trasmettere il vero umanesimo
cristiano che sorga dalla conoscenza e dall'amore di Cristo".
Qualche giorno prima della sortita del cardinale Biffi, un
altro eminente porporato e intimo collaboratore del Papa, il cardinale
Ratzinger, aveva affermato, in buona sostanza, la superiorità della
fede cattolica sulle altre fedi, poichè l'unica via di salvezza è nella
fede cattolica.
Si potrebbe continuare con l'elenco, ma ci fermiamo, anche
perché non sta a noi emettere giudizi definitivi su materie e responsabilità
così elevate.
A noi premeva rilevare come il "fondamentalismo" non sia
prerogativa esclusiva dell'islam, ma anche della altre religioni monoteiste,
le quali - a mio parere - contengono in se stesse i germi dell'assolutismo
e dell'integralismo. Oggi, in presenza di una crisi della laicità, i
fondamentalisti di tutte le razze e di tutte le latitudini enfatizzano
il fattore religioso come il principale, o l'unico, fattore determinante
l'identità dei popoli e perfino degli Stati.
E' un gravissimo errore assecondare o subire passivamente
il tentativo di ridurre le identità al mero dato confessionale: di questo
passo arriveremo, prima o poi, allo scontro di civiltà e alle guerre
di religione, di cui Gerusalemme, Israele e la Palestina ne sono l'esempio
più raccapricciante.
Agostino Spataro
Note:
1)Giovanni Paolo II in Evangelium Vitae, Centro Editoriale
Dehoniano, Bologna, 25/3/95, pagg.54 e 55;
2)R. Khomeyni in Il governo islamico, il Cairo, 1987;
3)A. Mawdudi in Il governo islamico, op. cit;
4)In Evangelium Vitae, op.cit;
5)S. Qutb in All'ombra del Corano, Edizioni Dar al-Shuruq,
Beirut, 1978;
6)A.Q. Audah in L'Islam e le nostre condizioni politiche,
il Cairo, 1951;