(
EDITORIALE
)
LE
IMPRESE ITALIANE NEL PARTENARIATO EUROMED
dell'on.
Umberto RANIERI*
Lo
sviluppo del Processo di Barcellona, ed in particolare l'obiettivo di
creare entro il 2010 una zona euromediterranea di libero scambio, può
indubbiamente favorire i processi d'internazionalizzazione delle imprese.
La
IV Conferenza euromediterranea di Marsiglia, svoltasi il 15- 16 novembre
2000, ha infatti confermato la forte volontà di tutti i partners di
rilanciare il Partenariato, di cui sono stati ribaditi gli obiettivi
strategici.
Nonostante
il difficile momento attraversato dalla situazione mediorientale, che
aveva addirittura messo in forse lo svolgimento della Conferenza, vi
hanno partecipato 25 Paesi su 27 (unici assenti la Siria e il Libano).
Tale, ampia partecipazione ha confermato l'interesse dei partners, nonché
della Commissione europea a proseguire l'esperienza del partenariato,
che resta l'unico meccanismo multilaterale strutturato ed operativo
che consente di assicurare il dialogo economico e politico fra le due
sponde del Mediterraneo.
Pur
riconoscendo che l'impatto del partenariato sulle realtà economiche
dei partners mediterranei (PTM) è stato finora inferiore alle aspettative,
la Conferenza di Marsiglia ha confermato l'obiettivo di creare una zona
di libero scambio entro il 2010.
A
Marsiglia è stato quindi deciso che per il futuro occorre rafforzare
il dialogo nel settore economico e commerciale per superare le difficoltà
che i primi cinque anni di esperienza hanno evidenziato. Ne ricordo
solo alcune:
- i PTM
continuano a risultare ancora poco attraenti per gli investitori stranieri
(fra tutti i Paesi emergenti, solo il 5% degli investimenti esteri diretti
riguardano i Paesi mediterranei) a causa di un'eccessiva frammentazione
dei loro mercati, di un quadro giuridico e normativo che spesso scoraggia
gli investitori e della lentezza delle riforme interne;
- l'integrazione
sud-sud, come dimostrano anche i dati sull'interscambio commerciale
dell'area, non cresce (meno del 6%) sebbene questo sia un presupposto
fondamentale per creare la zona di libero scambio entro il 2010.
In
tale direzione va senza dubbio l'avvenuto accordo sul nuovo regolamento
Meda II, che dovrebbe assicurare uno snellimento delle procedure
burocratiche di approvazione dei progetti. Ad esso si accompagna l'accordo
sulla dotazione finanziaria del MEDA per il periodo 2000-2006, raggiunto
poche ore prima della Conferenza.
La
decisione di assegnare 5,3 miliardi di Euro rappresenta un compromesso
fra le posizioni della Presidenza e dei paesi mediterranei dell'Unione
e quella dei paesi nordici.
Il
nuovo stanziamento pur essendo inferiore alle richieste dell'Italia,
consente quindi all'Europa di fornire un sostegno sostanziale agli sforzi
riformatori intrapresi dai partners mediterranei.
A
Marsiglia è stato anche annunciato un sensibile incremento dei fondi
che la BEI metterà a disposizione dei PTM nel periodo 2000-2007 sotto
forma di crediti. Si tratta di 6,4 miliardi di euro, che rappresentano
un sensibile aumento rispetto al passato (4,6 miliardi), ai quali si
aggiungerà un ulteriore miliardo di euro a valere sui fondi propri della
BEI per progetti regionali nei settori delle comunicazioni e dell'energia.
Complessivamente,
quindi, l'impegno finanziario dell'Europa nel Mediterraneo (MEDA+
BEI) ammonta a quasi 13 miliardi di euro.
A
Marsiglia si è, dunque, riconfermato un contesto all'interno del quale
si dovranno meglio collocare l'azione dell'Italia e il ruolo delle imprese
italiane grandi, piccole e medie.
Il
Ministero degli Affari Esteri è ben cosciente dell'importanza strategica
del sostegno alle imprese italiane operanti all'estero. E' una priorità
imposta sia dal processo di globalizzazione che dalla necessità, per
le imprese, di compensare su altri mercati la maggiore presenza dei
concorrenti europei sul mercato domestico dopo la creazione del mercato
unico.
La
collaborazione tra Farnesina e "grandi imprese" è ormai storica e fondata
su solide basi, a maggior ragione per l'area dei Paesi del Mediterraneo
e Medio Oriente dove si collocano i nostri tradizionali partners nel
settore degli idrocarburi. Ma non si tratta solo di petrolio: basta
pensare all'impiantistica o alle infrastrutture e sempre di più al settore
delle telecomunicazioni, nuova frontiera di quei Paesi per rimanere
al passo con l'evoluzione tecnologica.
La
seconda linea- incentrata sul sostegno alle piccole e medie imprese
(PMI) è più recente ed è quella su cui stiamo adoperandoci con particolare
impegno. L'attività delle PMI italiane nei Paesi della sponda meridionale
è un fenomeno in continua crescita, che va accompagnato e promosso con
strumenti adeguati, tenendo anche conto delle sensibilità culturali
esistenti sull'altra riva del Mediterraneo.
Per
altro, il successo ottenuto dalla nostra esperienza delle PMI, che come
noto rappresentano il 90% delle aziende italiane, è ben conosciuto dai
nostri interlocutori mediterranei, che sono estremamente interessati
a certi modelli italiani (ad esempio i Distretti industriali) che possono
essere quindi validamente "esportati" e replicati in quei paesi.
Abbiamo
attivato la rete delle nostre Ambasciate per migliorare l'informazione
alle imprese sulle business opportunities all'estero attraverso il cosiddetto
Schema di Concertazione Interistituzionale (SCI).
Le
Ambasciate, gli uffici ICE e, prossimamente, le Camere di Commercio
italiane all'estero informano ormai da tempo la Confindustria sui progetti
di cooperazione internazionale e sulle gare per lavori o forniture nei
rispettivi paesi; Confindustria attraverso una rete di unità territoriali
e settoriali, diffonde queste informazioni alle imprese interessate.
Otre alle segnalazioni sulle gare d'appalto, la rete delle Ambasciate
e dei Consolati dirama notizie sui progetti ancora in fase d'identificazione
e di pianificazione, in modo che le nostre imprese possano muoversi
tempestivamente.
*
Desideriamo ringraziare l'on. Umberto Ranieri, Sottosegretario agli
Affari Esteri, per questo suo puntuale e documentato intervento che
qualifica e arricchisce il dibattito, avviato da INFOMEDI, sulla realtà
e sulle prospettive del partenariato euromediterraneo.