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( CURIOSANDO )


All'est di noi stessi: elogio di un grande giornalista arabo

(di K. Selim in "Le quotidien d'Oran" del 31/5/2000)

Nel nostro inveterato provincialismo, la nostra tendenza è quella di guardare al Nord, confermando la nostra brutta abitudine di cercare altrove ciò che non abbiamo in noi. E pertanto, all'Est di noi stessi, vi sono dei percorsi straordinari che possono legittimamente fare sognare coloro i quali fanno della stampa il loro mestiere. "Giornalista sono e giornalista morirò", ama dire. E, Gran Dio, egli è stato giornalista.

Presente in Iran quando Mossadegh nazionalizza il petrolio e quando la CIA manipola, unico giornalista arabo ad essere stato in Corea durante la guerra che divise un paese in due e il mondo con esso. E certamente, nel suo paese, egli è stato il giornalista compagno di strada di una rivoluzione che ha aperto delle vie nuove al mondo arabo.

Ma quest'uomo aveva già creato, inventato anche il giornalismo arabo moderno prima di entrare nell'intimità di Nasser. Prese in carico "El Ahram" e ne fece l'istituzione che è diventata nel senso proprio e figurato del termine. Quando il pluralismo non era all'ordine del giorno, egli incoraggiava, sotto l'ombrello di El-Ahram, la nascita di pubblicazioni di spirito liberale e di sinistra.

Allorché dissentiva da Sadat, il successore di Nasser, molti credettero alla fine di questo giornalista atipico e notevole. E pertanto, questa fu la sua rinascita con la pubblicazione di lunghi articoli, documenti pieni di rivelazioni che mostravano gli uomini nella storia, nel fuoco dell'azione. C'era in qualche modo, il momento dell'invenzione del giornalismo storico.

Egli ha chiamato tutto ciò "Fra il giornalismo e la politica" e furono dei best-sellers ineguagliabili.

Farà un cartoon "L'autunno della collera", dove Anouar Sadat è descritto come nessuno l'aveva visto, nelle sue dimensioni intime, nel suo rapporto cogli americani e con gli egiziani che illuminarono il cammino verso Camp David e anche il regicidio del soldato (islamista) El-Islambouli.

Quest'uomo, nostro progenitore nel mestiere, voi l'avete indovinato, è Mohamed Hassaneine Haykal.

E non si tratta di un elogio funebre. Haykal è vivo e Dio gli conservi la vita per lungo tempo.

No, è un elogio del vivente. E se l'abbiamo pensato, ciò è dovuto al fatto che il sindacato dei giornalisti egiziani ha deciso di conferirgli il suo Premio 1999 e che tutti si domandano se lui accetterà.

Ciò perché Haykal si è data la regola d'oro di non accettare alcun premio, alla quale ha derogato soltanto per il premio Nasser.

Ma se dovesse rifiutare non avrà alcuna importanza, ringrazieremo il sindacato dei giornalisti egiziani per averci dato l'occasione di parlarne.

Aver esercitato così pienamente e così valentemente il suo mestiere e continuare ancora a farlo, ciò non ha prezzo. Veramente. All'Est di noi stessi, c'è qualche cosa da vedere.

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Tangeri rinasce dalle sue ceneri

(di B. Thiam in "Maroc - Hebdo International" del 29/5/2000)

Tangeri rinasce dalle sue ceneri. I tangerini anche. Non c'è nulla di spettacolare per confermare questa solida impressione, tutto è nell'atmosfera, questo martedì 9 maggio 2000.Ciò si sta verificando a seguito della visita di Sua maestà il Re Mohamed VI. Una visita che ha rimesso Tangeri nel cuore del Marocco politico, diplomatico e anche economico.

Come per un colpo di bacchetta magica, la capitale del nord del regno si è scoperta delle virtù nascoste: l'ambiente, la cultura, la storia, l'archeologia.

Il nuovo colpo di pollice: l'operazione "Facciamo sorridere le nostre città", tradotta sul campo da una cerimonia ufficiale di avvio dei lavori di restauro del primo giardino archeologico della necropoli del Marshan, da parte della principessa Lalla Hasna. Un'operazione di 3 milioni di dhirams, finanziata in parte dalla Royal Air Maroc, che s'inscrive nella volontà del vettore nazionale di valorizzare nuovi prodotti turistici per un "turismo intelligente", per citare il suo direttore commerciale, Kamal Bensouda.

Tangeri ha ritrovato il sorriso. Una cultura, una storia, dei siti archeologici che sono una nuova occasione da sfruttare, come attrattiva turistica.

Il parco archeologico della necropoli punico-romana del Marshan a Tangeri è in sé un'attrattiva turistica certa. Unico nel suo genere sul piano nazionale, la necropoli, scoperta nel 1910 dalla missione scientifica in Marocco, è un sito archeologico di prim'ordine, risalente a tre diverse epoche (punica, mauritana e romana) come si può dedurre dai materiali archeologici scoperti e conservati nel museo della Casbah di Tangeri.   

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Numero 5 - maggio 2000

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