(in "Tunisineinfo" del 22/6/2000) Samar Mezghanni, una ragazzina tunisina di 12 anni, entrerà
nel Guiness dei Primati come la più giovane scrittrice di novelle del
mondo. L'ufficio di Omologazione del Guiness di Parigi ha omologato,
il 25 maggio scorso, il primato della giovane adolescente che ha al
suo attivo tre racconti per bambini e un quarto che uscirà nei prossimi
giorni. Samar è nata il 27 agosto 1988 e frequenta la VI classe della
scuola di base a Tunisi; ha pubblicato tre opere di 16 pagine ciascuna:
"Un sogno allo zoo", "Un'amica" e "Processo ad un lupo". Il suo autore preferito è Shakespeare, ma anche Taha Hussein,
Abou Madhi, Nejib Mahfoud, Victor Hugo, etc. Un grande scrittore tunisino ha preconizzato per Samar il
Premio Nobel. ( torna su ) IN
SIRIA I RESTI DELLA CITTA' PIU' ANTICA DEL MONDO (in agenzia "Sana" del 25/6/2000) Il giornale inglese "The Independent on Sunday", scrive oggi
che gli archeologi credono di avere scoperto una delle città più antiche
nel mondo, risalente a 6.000 anni prima di Cristo, situata a nord-est
della Siria. Secondo il giornale, questa città, chiamata Hamocar, sorgeva
fra i due fiumi del Tigri e dell'Eufrate ed era abitata da circa 25
000 abitanti. I FENICI PER PRIMI CIRCUMNAVIGARONO L'AFRICA (di Hareth Boustani in "L'Orient-Le
jour" del 15/6/2000) Nel
VII secolo A.C., su ordine del faraone Néchao, navi fenicie si misero
in moto verso una straordinaria avventura: la circumnavigazione dell'Africa. Un viaggio durato anni, dal mar Rosso verso il sud, in seguito
verso l'Ovest e il Nord. Ogni anno, i marinai seminavano e raccoglievano
le messi, imbarcavano il raccolto e proseguivano il loro cammino. Una navigazione senza bussola nell'emisfero settentrionale,
sotto il segno dell'Orsa minore, che i greci chiamavano "la stella fenicia".Erodoto,
verso la metà del V secolo, parla del grande viaggio con qualche riferimento
concreto e intensamente poetico: un giorno, il sole comincia a levarsi
alla destra dei naviganti, invece che a sinistra, la Libia (come allora
si chiamava l'Africa) era stata doppiata. Il periplo si avviava verso
la sua conclusione, 2.000 anni- aggiungiamo noi- prima di Vasco de Gama. Essi furono i primi a sfidare gli oceani, navigando attorno
all'Africa. Marinai e pirati sulle veloci navi nere, guidati dall'Orsa
minore, essi toccheranno le leggendarie terre di Ofir. I navigatori cananei - fenici sono entrati nella storia,
precisamente nella storia scritta e documentata, circa 3000 anni prima
di Cristo, quando inaugurarono il primo viaggio fra Byblos e l'Egitto
e dopo essi sono citati in tutte le epoche e in tutti gli annali. Soprattutto in quelli di Thoumes III che, partendo per la
guerra contro il paese del Mitanni, imbarca la sua armata nel delta
del Nilo su delle navi cananee. Come erano costruite queste navi? Lo si può presumere, forse, partendo da un altro documento:
il bassorilievo del tempio di Deir el-Bahri, costruito dalla bella Hatshepsut
che aveva usurpato il trono di Thoutmes. Ella aveva inviato una flottiglia
nel lontano paese di Punt per raccogliere le essenze preziose. Forse
erano fenici i marinai di queste navi che ritornavano cariche di legno
di sandalo, d'oro verde d'Amun, d'incenso e di pelli di pantera, etc. Certamente, a quel tempo, si faceva cabotaggio senza mai
allontanarsi troppo dalla costa. Le navi da trasporto erano più grandi
di quelle passeggeri o delle navi militari, lunghe fino a 30 metri. Ma c'è un'indicazione molto antica che fa pensare a dimensioni
ancora più grandi: l'ordine di un dignitario ittita al re fenicio di
Ugarit di trasportare, in un solo viaggio o due al massimo, 2000 kur
di capacità equivalenti a 360 litri circa, si calcola che la stazza
di questa grande nave doveva essere almeno di 500 tonellate: per avere
un termine di comparazione, la Santa Maria, la più grande caravella
di Colombo, stazzava 233 tonnellate. Ma normalmente le navi da trasporto erano molto più piccole:
25,50 o 80 kur; raramente superavano i 100. Esse erano pesanti e massicce,
ed è difficile che avessero una velocità superiore a 2 o 3 nodi: ciò
vuol dire che in 24 ore potevano percorrere una distanza di 100 km al
massimo. Ma con le vele dell'epoca, si avanzava soprattutto a forza
di remi. E allora bisognava fermarsi, la notte.
DEGNE SEPOLTURE Alcuni studiosi hanno dedicato lunghe ricerche per ridisegnare
gli itinerari fenici e le loro tappe nei punti di approdo: baie con
acqua dolce e, particolare sorprendente, in prossimità di colline. Poiché
i Fenici avevano il culto dei morti e si sentivano obbligati di dar
loro una degna sepoltura: chi moriva nel corso del viaggio non era "seppellito"
in mare, ma portato a terra. E siccome il sepolcro doveva essere chiuso con una lastra
di pietra, bisognava scegliere una collina rocciosa. E fu giustamente
ricercando lungo la costa le tracce di questi antichi cavapietre che
l'archeologo Cintas ha riconosciuto diverse tappe del cabotaggio, che
probabilmente non erano mai a una distanza superiore ai 100 km l'una
dall'altra. Certo, tutti i popoli del Mediterraneo navigarono più o meno
alla ventura. Il merito dei fenici è stato di avere affrontato i rischi
dell'alto mare. I primi tragitti, con traversate molto brevi, sono riportati
dai documenti dopo il II millennio nelle tavolette ritrovate a Ugarit,
porto della costa fenicia, e a el-Amarna. Questi documenti testimoniano
di traffici molto regolari forse con le isole di Cipro e di Creta. Ma già molto prima dell'età del ferro, verso il XII secolo,
si sa che i Fenici avevano raggiunto il Mediterraneo occidentale e la
Spagna. Navigando sempre lungo le coste fino a Gibilterra, o affrontando
la traversata del canale di Sardegna e in seguito il mare Ligure. A questo proposito c'è un piccolo enigma linguistico - geografico:
quello delle navi fenicie chiamate vascelli di Tarsis o Tarshish. Forse
Tarshish è Tartessos, un porto citato in una fonte classica e che sembra
dovere essere localizzato in Spagna, presso l'imboccatura del Guadalquivir. Ora la Bibbia, parlando dell'alleanza di Salomone (e prima
di lui suo padre Davide) con Hiram il fenicio, re di Tiro, parla già
di queste navi: "Salomone aveva in mare una flotta di Tarsis con le
navi di Hiram, e ogni tre anni la flotta di Tarsis arriva portando l'oro,
l'argento, le scimmie e i pavoni". Andavano realmente in Spagna, viaggio ingiustificato a quel
tempo - siamo a 1000 anni prima di Cristo- essendo dato che l'oro, le
scimmie e i pavoni, Salomone li aveva già trovati più vicino, a Ofir? Il quale è detto anche "paese di Punt" dagli egiziani, sulla
costa della Somalia: "il re Salomone costruì così una flotta a Asion-Geber,
che si trova nei pressi d'Elat sulla costa del mar Rosso; e per questa
flotta, Hiram invia i suoi equipaggi, navigatori esperti del mare. Con
loro, i servitori di Salomone si spinsero fino all'Ofir, presero 420
talenti d'oro e li portarono al re". Ciò perché i ricercatori pensano che "vascelli di Tarsis"-
espressione che si ritrova anche nelle profezie di Ezechiele circa 600
anni a.C. e in altri autori- potrebbero indicare per antonomasia semplicemente
il vascello di lungo percorso, capace di affrontare il mare aperto e
le traversate e di spingersi, di conseguenza, fino a Tartessos in Spagna,
luogo che solo le navi fenicie erano capaci di raggiungere nel secondo
millennio a. Cristo. IL GRANDE PORTO DI CARTAGINE Nel IV millennio a.C., Byblos era già circondata da mura
fortificate: la prima grande città sul mare della storia dell'uomo.
E' difficile immaginare come era costruito e attrezzato il porto da
dove "le navi nere" levavano l'ancora, ma si può avere un'idea più o
meno precisa e embrionale della "nuova Byblos o Tiro, Cartagine", che
lo storico Appio evoca, in tutto il suo orgoglioso splendore, molti
anni dopo la distruzione della grande rivale di Roma: "Dal mare, si
entra nei porti, comunicanti fra loro, attraverso un'apertura larga
60 piedi, chiusa con una catena di ferro. Il primo porto, riservato
alle merci, era provvisto di numerosi cavi d'ammaraggio. Al centro del
porto interno, c'è una piccola isola. Isola e porto erano fiancheggiati
da un grande molo, lungo il quale si trovano le logge costruite per
ospitare 220 navi. E sopra le logge dei magazzini per le forniture.
Davanti ogni loggia, s'innalzano due colonne, che danno al pourtour
del porto e dell'isola l'aspetto di un portico. Sull'isola vi era costruito
un padiglione per l'ammiraglio, da dove partivano i segnali di tromba
degli araldi. Là l'ammiraglio esercitava la sua sorveglianza". Siamo
a 3 o 4 secoli prima di Cristo. LA NAVE FENICIA Le
navi sono riprodotte in tutti i loro particolari. Lunghe 25 metri, una
vela quadrata fra due alberi e un cavo lungo l'asse, fra la poppa e
la prora, per rinforzare la coesione della bordatura. Navi egiziane, senza dubbio, ma provenienti verosimilmente
dai cantieri della Fenicia, alleate dell'Egitto dei Faraoni o costruite
sul loro modello. L'equipaggio comprendeva 50 uomini ai remi, 25 per
lato, a parte il comandante, il secondo, il pilota, una diecina di uomini
addetti alla manovra e un flautista che era incaricato di dare i ritmi
della navigazione. Le grandi navi nere solcano i mari e gettano le ancore dappertutto
sulle coste del Mediterraneo. Degli uomini ne scendono, dentro lunghe
tuniche senza cintura, degli anelli alle orecchie, seguiti da una lunga
fila di schiavi carichi di balle di mercanzie che vanno a depositare
sulla spiaggia. Poi ritornano alle loro imbarcazioni e accendono il fumo.
Gli indigeni vedono il fumo, e vanno verso il mare, a fianco delle merci
mettono l'oro che essi offrono in cambio e si ritirano. I Fenici ridiscendono:
se giudicano la quantità d'oro corrispondente al valore delle merci,
lo prendono e se ne vanno, altrimenti essi ritornano alle navi e attendono. Allora, si aggiunge altro oro, fino a che quelli siano soddisfatti.
Essi non si preoccupano affatto dei loro rispettivi beni, gli uni non
toccano l'oro prima che la quantità deposta non sembra loro sufficiente,
gli altri non toccano le merci prima che i primi non abbiano preso l'oro.
Un rito immutabile e millenario che inaugura il principio di questa
relazione umana che si chiamerà più tardi "scambio di buoni comportamenti".
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Numero 6 - giugno 2000
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