GUERRA DEL GOLFO: UNA TEMPESTA DI...URANIO IMPOVERITO (di Hala Fares, in "Al-Ahram-Hebdo") Dieci anni dopo la guerra del Golfo, le rivelazioni sull'uso dell'uranio impoverito (UI) intervengono a rafforzare gli argomenti di Bagdad contro gli USA, che hanno denunciato dei veri bombardamenti nucleari subiti dall'Iraq. L'atmosfera è angosciante soprattutto a Bassora. Le questioni legate alla leucemia e l'inquinamento radioattivo dominano attualmente le conversazioni. Bassora, la seconda città dell'Iraq, a 550 km da Bagdad, porta ancora le stimmate della guerra. "La paura è tale che un buon numero di candidati al matrimonio esitano a convolare per timore di generare dei bambini colpiti da malformazioni" - confida un abitante della città. Questa regione in particolare è stata oggetto durante la guerra del Golfo (gennaio-febbraio 1991) d'intensi bombardamenti da parte delle forze della coalizione internazionale diretta dagli USA. I responsabili iracheni, come il generale Kassem al-Chamry, direttore della difesa civile, hanno affermato che la coalizione internazionale in totale ha utilizzato contro l'Iraq 141.921 tonnellate di munizioni, ossia l'equivalente di 7 bombe nucleari. Fra queste munizioni, egli ha citato 940.000 granate ad uranio impoverito (UI) che hanno inquinato l'ambiente e nociuto enormemente alla salute della popolazione. "L'inquinamento provocato dall'uso dell'uranio impoverito contro l'Iraq è responsabile della morte, nel 1991, di 50.000 bambini"- ha detto al-Charmy. Citando uno studio, realizzato da esperti iracheni, ha aggiunto che il numero di militari colpiti da un cancro era di 1.425 mentre si registra un forte aumento dei casi di tumore in Iraq, ma senza precisarne le proporzioni. Oggi, la polemica sugli effetti dell'UI è stata rilanciata con le rivelazioni relative alla guerra nei Balcani. Ciò offre argomenti agli iracheni che hanno rilanciato la campagna contro l'uso dell'UI, da parte degli alleati durante la guerra, che ha fatto insorgere la sindrome dei Balcani che scuote attualmente l'Europa. "E' spiacevole sentire che coloro i quali pretendono di difendere i diritti dell'uomo abbiano, per anni, respinto la richiesta degli iracheni sugli effetti provocati dall'UI",afferma il dottor Alì Faycal. Gli occidentali hanno cominciato a reagire solo quando anche loro si sono bruciati le dita. E perché -secondo loro- ciò che ha creato danni nei Balcani non li ha provocati anche in Iraq?" Le inchieste sulla stampa e le dichiarazioni dei medici e degli oncologi vanno ad aggiungersi al contenzioso iracheno, e arabo, contro l'uso di UI nella guerra del Golfo e soprattutto per il fatto che le rivelazioni più spettacolari in questo campo sono state fatte a seguito della sindrome dei Balcani. Ora, lo stato maggiore americano conosceva la pericolosità delle armi a UI e non ha fatto nulla per informare soldati e giornalisti sul terreno durante la guerra del Golfo e nei Balcani - ha dichiarato alla Reuters un giornalista francese, Marie-Claude Dubin, che ha coperto i due conflitti e che è stato ascoltato, la settimana scorsa, dalla missione parlamentare francese. La testimonianza del giornalista è d'altronde più importante poichè da quando è ritornato dall'Iraq costata, mediante regolari esami, che le sue piastrine del sangue sono triplicate. Oggi, Marie-Claude Dubin soffre, come tanti di questi soldati, di turbe sanguigne, muscolari e neurologiche. Quello che non può accettare è che "avrebbe trovato normale di essere contaminato durante la guerra del Golfo dalle armi chimiche irachene" e non "di essere stato vittima delle armi della coalizione, di quelli che chiamiamo nostri alleati". Questa testimonianza tocca, infatti, un aspetto fra i più importanti di questo affaire. Poiché ci si trova di fronte a una situazione intollerabile sul piano umano, ma anche politico. Con più di 50.000 bambini iracheni morti a seguito di differenti tipi di cancro, tutta l'argomentazione americana crolla. Il regime delle sanzioni imposto all'Iraq ha per scopo d'impedire a questo paese di fabbricare armi di distruzioni di massa. Ora, si accerta che i paesi che hanno sanzionato Bagdad non hanno esitato a utilizzare, conoscendone le cause, armi dalle conseguenze catastrofiche. Tutto ciò è stato rilevato anche da Ossama Al-Baz, consigliere politico del presidente Moubarak, durante un recente colloquio organizzato da Al-Ahram "I paesi membri del club nucleare si sono dati il diritto di possedere armi sofisticate impedendo agli altri di possederne.soltanto le rivelazioni concernenti la sindrome dei Balcani e l'uso da parte della Nato in Kossovo di armi con un certo grado di radiazione nucleare.hanno consentito di ricordare che queste armi sono state usate nella guerra del Golfo". L'IRAQ AL CONTRATTACCO Comunque sia, si potrà parlare di un uso a fini politici dell'affaire? L'Iraq potrà profittarne per ottenere dei vantaggi, ossia delle compensazioni ovvero un'attitudine più flessibile in ciò che concerne le sanzioni impostegli? E' evidente che la sindrome dei Balcani consente a Bagdad di vedere intese le sue denuncie, da lungo tempo ignorate, dell'utilizzazione di proiettili all'UI. L'Iraq, dopo l'invasione del Kuwait sul banco degli accusati per le sue armi di distruzione di massa, ha alzato la voce reclamando la messa sotto accusa degli USA e della Gran Bretagna per crimini di guerra. Le rivelazioni sui Balcani hanno in una certa maniera invalidato gli argomenti di Londra e di Washington sul Golfo. Durante una Conferenza internazionale, nel dicembre 1998 a Bagdad, la Gran Bretagna aveva tacciato di " senza fondamento" le affermazioni sugli effetti inquinanti dell'UI utilizzato contro l'Iraq. Pertanto, uno studio effettuato dall'ONU nelle regioni meridionali dell'Iraq aveva rilevato una moltiplicazione per cinque dei casi di cancro nel periodo 1989-1994. Nella provincia di Zhi-Qar, questi casi sono passati da 72 nel 1989 a 489 nel 1994. Bagdad chiede "l'istituzione di un tribunale internazionale per giudicare i responsabili americani e britannici per i loro crimini contro l'umanità e il genocidio perpetrato in Iraq e in Yougoslavia"- ha dichiarato un responsabile del Ministero degli esteri iracheno, commentando la sindrome dei Balcani. Durante la sua visita della settimana scorsa al Cairo, il vice-presidente iracheno, Taha Yassine Ramadan, ha detto che "La quantità di UI utilizzata contro l'Iraq è stata 30 volte superiore a quella utilizzata nel Kossovo". Stigmatizzando il silenzio osservato su questo aspetto dai media occidentali quando i fatti erano conosciuti da anni, ha evidenziato che tale inquinamento "non fa notizia quando colpisce i paesi arabi". Egli ha rilevato anche che se si conoscono gli effetti dell'UI sugli essere umani, non si conoscono ancora quelli relativi all'agricoltura e all'atmosfera. PRUDENZA IN OCCIDENTE L'Alleanza atlantica insiste sempre sull'assenza di prove scientifiche che possano stabilire un legame fra UI e i problemi della salute, in particolare la leucemia, riscontrati nei militari europei che hanno servito nei Balcani. Ma alcuni scienziati sono meno categorici. Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l'incertezza resta anche se sembra improbabile che la leucemia derivi da un'esposizione all'UI. In ogni modo, la polemica si è rinfocolata dopo che Javier Solana, allora segretario generale della NATO, venne interpellato dai gruppi dei Verdi del Parlamento europeo, nel maggio del 1999, sull'uso dell'UI durante i bombardamenti del Kossovo. Solana, oggi alto rappresentante della PESC dell'Unione Europea, ha assicurato di non vedere alcun legame fra l'uso dell'UI e i casi di cancro accertati su alcuni soldati delle forze NATO intervenute nei Balcani. E' questo il comportamento, almeno a titolo ufficiale, comune a tutti i paesi europei. Un rapporto dell'Agenzia Internazionale dell'Energia Atomica (AIEA), che consiglia il governo britannico in materia di sicurezza rilevava già nel 1991 che il livello di UI delle munizioni utilizzate nel Golfo dai soli carri armati americani e britannici era, se fosse stato inalato, sufficiente per uccidere 500.000 persone. Cifra teorica, ma che da conto dei rischi eventuali e conferma tutti i casi rilevati in Iraq. Spetta ai paesi arabi e non solo all'Iraq di esigere un'inchiesta sull'uso di queste munizioni, sottolinea l'editorialista di Al-Ahram, Salama Ahmad Salama "I paesi arabi hanno ignorato il loro diritto a questo proposito. Sarà meglio per Kofi Annan inviare delle commissioni d'inchiesta sull'effetto dell'UI sui militari e civili piuttosto che occuparsi del controllo sulle armi irachene". ( torna su ) |
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