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( CULTURA E SOCIETA' )


A GIUGNO, L'APERTURA DELLA BIBLIOTECA DI ALESSANDRIA
di Ahmed Loutfi e Hala Fares ( in "Al-ahram-Hebdo" del 3/1/2001)

45.000 m2, 11 piani, nel centro di Alessandria nei pressi di Silsila, sugli stessi luoghi dell'antico quartiere reale dove si trovava il complesso della biblioteca e del museo, la celebre Brucheion della Alessandria greco-romana.

La Biblioteca Alessandrina, in forma di disco solare, s'inclina verso il Mediterraneo e sembra lanciarsi verso il cielo.

In questo edificio vi sono molti simboli: innanzi tutto, c'è un legame fra passato e presente, e anche l'avvenire. Questa biblioteca dei tempi moderni resuscita lo spirito di quella antica con la sua vocazione universale.

Proiettata verso il futuro, la sua architettura come la sua organizzazione interna e la sua tematica rispondono a questo concetto.

La biblioteca si sviluppa in altezza per 11 piani: 4 scavati nel sottosuolo e 7 che sembrano convergere verso il cielo.A questa architettura corrisponde anche l'organizzazione del patrimonio librario. I testi delle tradizioni religiose saranno nella parte del sottosuolo per marcare il fondo e la base della cultura, ai piani superiori sono collocate le scienze moderne, culminanti con l'high tech e con le discipline spaziali.

Nulla è lasciato al caso in questo edificio sia che si tratti della collocazione sia della scelta dei materiali di costruzione. La formula individuata risponde felicemente allo spirito e alle esigenze dell'appello di Assouan del 12 febbraio 1990.

Una commissione d'onore formata da alte personalità internazionali e posta sotto l'egida dell'Unesco ha sottoscritto la dichiarazione concernente il progetto di rinascita dell'antica biblioteca che sarà "testimone di un momento decisivo nella storia del pensiero umano. Essa dovrà fornire tutte le informazioni necessarie ai ricercatori nel mondo intero. La biblioteca sarà unica nel suo genere essendo la prima ad essere concepita e costruita su tali dimensioni con l'assistenza della comunità internazionale", dice Mohsen Zahrane, direttore del progetto.

La biblioteca, i cui lavori sono iniziati nel 1995, è una somma armoniosa di apporti differenti.

E' stata una società norvegese di architetti "Snohetta" che, nel 1989, ha vinto il concorso internazionale per la progettazione dell'edificio che si voleva con un'architettura a carattere "universale".

Un  muro di granito, a protezione del lato est dell'edificio, è stato prelevato da una cava di Assouan, come facevano gli antichi Egizi per costruire i loro edifici. Il muro è stato ricoperto con segni alfabetici che imitano i graffiti appartenenti a tutte le lingue antiche e moderne.

Un laghetto cirondato da piante di ulivo, simboli di pace, e da palme e da una foresta di papiri, creano una specie di rottura fra la Biblioteca e le vie che la circondano.

All'interno, le colonne di colore neutro, spiega l'architetto Alaa al-Qott, "impediscono ogni identificazione con un paese o un gruppo in particolare". Pertanto, le colonne stesse possono suggerire una moschea, una chiesa o un tempio, simbolo di raccoglimento.

Fedele a questo spirito classico e moderno, la Biblioteca che può accogliere 3.000 lettori e ricercatori e 500 funzionari, comprende nel suo spazio un planetarium che può contenere 100 persone e un palazzo dei congressi con una capacità di 1.700 persone.

"le casse contenenti i 500.000 volumi che serviranno per l'inaugurazione si trovano nel Palazzo dei congressi, la cui costruzione è iniziata nel 1992"- aggiunge Al-Qott.

E' questo il primo fondo di opere il cui numero dovrà variare fa 4 e 8 milioni, a parte i manoscritti, i libri rari e le collezioni di audiovisivi e multimediali.

UN ISOLA DEL TESORO

Le contribuzioni in libri e in materiali arrivano dal mondo intero e provengono da individui e da governi. I primi fornitori sono del Mediterraneo: l'Italia, la Grecia e la Turchia. La Francia, la Germania e gli Stati Uniti figurano anch'essi nella lista, ed anche paesi arabi come Oman, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e Iraq. La donazione di quest'ultimo risale a prima della guerra del Golfo nel 1990.

"I paesi arabi hanno versato piu' di 65 milioni di dollari, mediante l'Unesco, come contributo generale. Il governo egiziano destinerà uno stanziamento annuale che non è stato ancora fissato per l'acquisizione di libri."- afferma Mohsen Zahrane.

In diversi paesi del mondo sono state create associazioni di amici della "Biblioteca Alessandrina" con l'obiettivo di arrecare al progetto il sostegno necessario allo sviluppo in tutti i suoi aspetti.

Senza dimenticare la collezione di audiovisivi e multimediale che deve, alla fine, raggiungere 50.000 unità, contro le 10.000 previste per l'apertura. Stesse cifre per i manoscritti e i libri rari.

In tutto, le collezioni di libri e dei periodici sono costate 31 milioni di dollari su una spesa totale di 172 milioni di dollari.

All'entrata, due musei attendono i visitatori. Il primo è dedicato a 15 reperti archeologici scoperti nel corso della realizzazione delle fondazioni. Per il momento si trovano conservati nel museo greco-romano. L'altro museo è dedicato alla scienza, specificatamente all'evoluzione delle tecnologie. Si tratta di una presentazione unica in Egitto dove si conosce poco questo genere di manifestazioni. Tutto ciò risponde alla vocazione modernizzatrice dell'Alessandrina.

Da un lato, il Mediterraneo dall'altro l'Università di Alessandria, con una passerella fra i due edifici. Tutti i simboli sono presenti, in particolare quello di un passato che si proietta verso il futuro. Resta da conoscere come si svolgerà l'interazione fra la cultura locale o araba e quella cosiddetta"universale". Nel prossimo mese di giugno, ci sarà l'inaugurazione ufficiale.

L'ANTICA BIBLIOTECA ALESSANDRINA: IL PERICOLO DEL SAPERE

Una vera leggenda, ma non un mito, è così che numerosi storici evocano la Biblioteca di Alessandria voluta da Tolomeo I Soter nel 290 aC, sotto l'influenza del suo consigliere Demetrio di Phalera. La leggenda si collega alla sua costruzione, alla sua distruzione e anche alle personalità dell'Antichità che vi sono state associate.

Sono stati i primi egiziani ad avere messa a punto la nozione di biblioteca, sostituendo le tavolette babilonesi pesanti e ingombranti con rotoli di papiro.

Sotto Ramses II (1298-1235 ac) c'era una biblioteca di 20.000 rotoli, riferisce Denis Pallier.

Ma la Biblioteca di Alessandria è stata quella che di piu ha segnato gli spiriti, senza dubbio a causa del suo carattere universale, del sapere che conteneva secondo le norme dell'epoca.

La Biblioteca faceva parte del Museum, centro di cultura greca creato nel quartiere Bruchium, vicino al Palazzo reale, cioè presso lo stesso spazio dove si trova la nuova biblioteca.

Cosa conteneva l'antica Biblioteca? Rotoli di papiro provenienti da tutto il mondo conosciuto, cioè a dire dal Mediterraneo, dal Medio Oriente, con una predominanza della cultura greca e dell'antico Egitto. Comprendeva una collezione d'informazioni che andavano dalla misura della circonferenza della Terra alla sessualità umana.

Senza dubbio, sono stati questi due temi che hanno dato luogo alle accuse di empietà e di paganesimo rivolte alla Biblioteca e che provocarono la sua distruzione.

Prima della sua distruzione, la Biblioteca conteneva circa 500.000 opere (rotoli di papiro equivalenti a 100.000 libri della nostra epoca). Rispetto a questo evento negativo le teorie sono numerose. Un pregiudizio tenace fa degli Arabi, nel corso della conquista dell'Egitto di Amr Ibn Al-Ass nel 642, i responsabili dell'incendio di una istituzione giudicata empia.

Ezzat Qaddous, professore di civiltà greca e romana all'Università di Alessandria, sottolinea che una prima distruzione ha avuto luogo nel 48 ac, allorquando Giulio Cesare incendia la flotta egiziana di Cleopatra. Le fiamme si sono propagate dal porto fino agli edifici vicini, fra i quali la Biblioteca.

400.000 opere si sono perdute a seguito di questo incidente. "La prova sta nel fatto che Marco Antonio per compensare Cleopatra le offrì 200.000 opere della grande biblioteca di Pergamo".

Ezzat Qaddous, insieme ad altri specialisti, sostiene che il colpo di grazia alla biblioteca venne dato nel 412  dC. durante il conflitto fra il patriarca cristiano Cirillo e i fautori del pensiero secolare, segnatamente i neoplatonici. Gruppi di monaci molto fanatici hanno attaccato la biblioteca.

In questo episodio s'incontra la figura quasi leggendaria di Hipatia, figlia del matematico Teone, ultimo conservatore della biblioteca. Era una neoplatonica, una filosofa e un' astronoma. Ella era soprattutto una donna indipendente. Venne tirata dal suo carro dalla folla fanatizzata e bruciata viva come una strega nella libreria prima che venisse incendiata.

Carl Sagan, celebre pensatore americano, sostiene nella sua opera "Cosmo" che questa biblioteca è talmente avanzata che sarà la versione antica di Internet, da qui il rischio che corre.

La rete che contiene informazioni su tutti i soggetti relativi al sapere umano "suscita ogni sorta di fobie, governi e gruppi poco informati hanno paura del sapere e del cambiamento, ciò porterà alla sua distruzione".

Predizione oscura. Ma il ritorno della biblioteca molti secoli dopo non testimonia uno spirito di apertura?

(A.L.)

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SIRIA: LA STAMPA IN LIBERTA' VIGILATA
di Talal El-Atrach ( in "Hebdo Magazine", Beirut, 11/1/2001)

Sono finiti i tempi in cui i servizi d'informazione decidevano ciò che era buono o cattivo per il lettore. All'ora della rivoluzione dell'informazione, la Siria scopre a sua volta la futilità della censura. Il cittadino, anche a Damasco, aveva preso l'abitudine di captare le onde di RMC e della BBC per essere al corrente dell'attualità o anche per informarsi sugli ultimi avvenimenti del suo paese.

Piu recentemente, l'informazione satellitare s'infiltra nell'intimità delle famiglie a dispetto dei divieti amministrativi.

Leggere, scrivere o fare circolare articoli non conformisti non è piu' un peccato in Siria. Visitando una libreria o fermandosi davanti ad un chiosco, si scopre una inedita diversità che contrasta con la povertà di dieci anni prima. La scelta di un giornale non si limita piu' ai tre quotidiani governativi "Al-Baas", "Al-Thaoura" e "Techrine", che sono differenti soltanto per il nome della testata e che si sforzano ogni mattina a calcare le stesse notizie filtrate e distillate e a recitare devotamente gli stessi versetti politici.

A fianco di questi tre giornali, "Syria Times" è il solo giornale ufficiale in lingua straniera pubblicato con lo scopo d'informare i regimi occidentali o per mandare loro messaggi.

Soltanto durante la seconda metà degli anni '80 sono stati autorizzati alcuni quotidiani come "Al-Hayat" e "Al-Safir". La stampa straniera era presente raramente e solamente in qualche libreria conosciuta, quale Avicenna, nel centro-città.

Oggi, la scelta dei giornali può essere comparata a quella del Libano. Negli ultimi 4 mesi,  cinquantacinque fra quotidiani, settimanali o mensili sono stati autorizzati a vendere in Siria le loro pubblicazioni arabe o straniere.

L'apertura non si limita ai giornali politici. Ogni altro organo di stampa che ne ha fatto domanda è stato ammesso senza remore a vendere in Siria. Da qui la moltiplicazione di ogni sorta di riviste ( scientifiche, tecniche, mediche.) in edicola e nelle librerie.

Questi cambiamenti hanno influenzato timidamente la stampa siriana. Ormai sono permesse le critiche sugli andamenti dell'economia e sull'amministrazione pubblica. Ma la politica (con tutto quello che vi si riferisce) resta un tabu'.

Esiste a Damasco una corrente sempre piu' importante e interna al regime che preconizza una maggiore liberalizzazione, ovvero la concessione di un certo margine alla critica politica, sola concessione capace di dotare il potere di una legittimità democratica.

Questa tendenza si è tradotta nella promulgazione, il mese scorso, di una legge che consente ai partiti del Fronte nazionale progressista (coalizione al potere) di avere propri giornali.

Benché le malelingue vedono "un'apertura" del regime verso.se stesso, alcuni responsabili affermano che questa misura non è che il primo passo verso l'istituzionalizzazione della libertà di stampa.

Il primo ad avere profittato di questa liberalizzazione è stato il Partito comunista siriano- sezione Bagdache- con la pubblicazione del giornale " Saout el-chaab", assente da quasi 50 anni e apparso sotto il famoso slogan "Proletari di tutto il mondo, unitevi!".

Questo bimestrale, destinato a divenire un quotidiano, si dichiara "anti-imperialista e anti-sionista".

Il suo primo numero si è conformato ad una certa "linea rossa", limitandosi a criticare la liberalizzazione dell'economia e astenendosi dall'affrontare i temi portanti della politica interna o del regime. Le 16.000 copie stampate sono state vendute in poche ore.

"Magazine" ha saputo a Damasco, da fonti bene informate, che la nuova legge sulla stampa, attualmente in fase di studio, dovrà essere promulgata nelle prossime settimane. Principali caratteristiche di questo testo in gestazione: piu' libertà di stampa. Essa preciserà i diritti di pubblicazione, di riproduzione e di stampa. Il punto piu' importante sarà probabilmente l'autorizzazione a pubblicare giornali privati, regolati dalla legge che sanzionerà gli "eccessi".

Alcuni limiti che i futuri giornali non potranno superare sono stati precisati dal redattore capo del quotidiano "Al-Thaoura" in occasione della promulgazione della legge che consente ai partiti del Fronte nazionale di pubblicare i loro giornali. Egli ritiene necessario rispettare "la pace sociale e l'unità nazionale". Il che vuol dire, fra l'altro, il divieto d'incitare alla violenza e il rispetto del diritto alla diversità in materia di religione senza alcuna distinzione poiché, essendo un regime laico, la Siria respinge ogni sorta di confessionalismo nel campo politico o sociale.

Piu' fiducioso che mai, il nuovo potere impegna il paese sulla via della liberalizzazione. La nuova direzione sembra decisa ad attingere la sua forza dal sostegno popolare liberamente manifestato piuttosto che dai soli servizi d'informazione e dall'esercito.

E' mostrando fiducia verso il cittadino e ristabilendo la dignità del popolo che il potere sfuggirà al circolo vizioso della sfiducia reciproca e del regime di sorveglianza.

Di fronte all'alternativa di sempre (difendere il regime con o contro il popolo), il nuovo presidente sembra avere fatto la sua scelta.

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ALGERIA
di A. Bahmane  (in "El Watan" del 9/2/2001)

L'Algeria non riesce a liberarsi dei suoi miti: sprofondano e rinascono, allontanano la sua resurrezione. Alla fine della guerra di Liberazione, l'unità detta rivoluzionaria è definitivamente andata in frantumi sotto i colpi dei "fratelli" di ieri che la corsa al potere ha trasformato in avversari.

Ma i fratelli-nemici sono sempre là, a perpetuare l'inganno: per decenni hanno dominato un'Algeria autoproclamatasi progressista e rivoluzionaria all'ombra di un partito e di un pensiero unici. Oggi, il paese vive un'altra grande illusione, quella della democrazia. I potenti non hanno cessato di scrivere per loro la storia e di riscriverla affinche essa li glorifichi, usando ed abusando della gomma, imponendola dopo alle nuove generazioni.

La via maestra dell'inganno nazionale è la scuola sulla quale, altro mito, si è riversato un quarto del bilancio dello Stato, quando 11 milioni di ragazzi non vi hanno messo piede, mentre i diplomati rappresentano soltanto il 3% della popolazione.

Una scuola che ha partorito coorti di fanatici, fra questi seminatori di morte, in nome di uno pseudo ideale che hanno incontrato nei manuali scolastici o appreso dalla bocca dei loro insegnanti, nutrito da un incerto "arabo-islamismo civilizzante", altro inganno, in realtà verniciato di una forte ideologia dell'esclusione, brandita ancora in pieno terzo millennio.

I potenti non hanno cessato di erigersi a "uomini della provvidenza", non traendo alcuna lezione dalle strade insaguinate di Algeri dell'ottobre del 1988, che hanno fatto cadere il "padre" del più grande mito che è l'apparato del partito unico.

Attaccati a un sistema tenace e vorace, essi non hanno smesso di autoproclamarsi salvatori del Paese, parlando in nome del popolo e "agendo" per il popolo, per il suo benessere.

L'Algeria è stata "programmata" per essere una potenza regionale,  ma si trova oggi agli ultimi posti del terzo mondo. Essa è seduta pertanto su un mare di petrolio che una gestione catastrofica ha trasformato in un grande inganno dello sviluppo.

"LA SPORCA GUERRA"

Titolo originale "La sale guerre", ossia un nuovo libro sulla tragedia del terrorismo (di Stato?) in Algeria, uscito in Francia per i tipi delle Edizioni "La Decouverte", è stato scritto da un giovane ufficiale delle forze speciali antiterrorismo algerine, Habib Souaidia (scappato in Francia) e si avvale della prefazione di un noto magistrato italiano, Ferdinando Imposimato, esperto in inchieste sul terrorismo.

Secondo il quotidiano "Le Monde", il libro è "una requisitoria implacabile contro il potere militare, accusato d'impiegare gli stessi metodi  dei suoi avversari "barbuti". In Algeria, dimostra l'autore, sono due barbarie che si affrontano. Nessuna delle quali è difendibile."

Un ciclo infernale. Scrive Souaidia "Ho visto miei colleghi (militari n.d.r) bruciare vivo un ragazzo di 15 anni. Ho visto soldati travestiti da terroristi massacrare dei civili. Ho visto colonnelli assassinare, a sangue freddo, dei semplici sospettati. Ho visto ufficiali torturare, a morte, degli islamisti. Ho visto troppe cose."

Il giovane ufficiale- non ha ancora 30 anni- racconta come, nella primavera del 1994, trasferito a Lakhdaria, un territorio dominato dagli islamisti a circa 100 km d'Algeri, egli accompagna un commando di ufficiali dei servizi antiterrorismo, travestiti da "barbuti", che sono venuti a sequestrare illegalmente una mezza dozzina di persone sospettare di simpatie islamiste. Tutte furono assassinate. "Gente arrestata, torturata, uccisa e di cui si bruciano i cadaveri. Un ciclo infernale: dopo il mio arrivo.avevo visto almeno un centinaio di persone liquidate." Scrive l'autore.


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Numero 11
gennaio 2001

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