( 
              POLITICA )
              
             
              
            
            
            
            LIBANO: 
              E' TEMPO DI ABOLIRE IL CONFESSIONALISMO 
              
              (in "L'Orient-Le Jour", dell'11/1/2000) 
              
           
          In 
            questo articolo si da risalto alle coraggiose dichiarazioni del Primo 
            Ministro libanese, Selim Hoss, dopo i recenti, sanguinosi scontri 
            di Denniyè, fra l'esercito regolare e gruppi d'integralisti islamici, 
            che hanno fatto temere un ritorno agli anni tragici della guerra civile. 
            
            "In una dichiarazione alla stampa, egli (Selim Hosse n.d.r.) ha affermato 
            che "gli ultimi avvenimenti in Libano hanno mostrato che una minoranza 
            non ha esitato a far esplodere il fanatismo religioso per uno scopo 
            politico meschino. Vi sono delle fazioni libanesi la cui storia testimonia 
            da sempre il loro patriottismo a tutta prova. Ma negli ambienti politici 
            vi sono certi detrattori che deformano la loro vera immagine attribuendosi 
            caratteristiche pseudosettarie e confessionali. 
            Secondo il capo del governo "la religione è sinonimo di perdono e 
            di carità. Ma noi vediamo nel confessionalismo un ostacolo sulla via 
            del progresso, che blocca il dispiegamento delle potenzialità umane. 
            
            Avendo così chiarito la sua concezione della coesistenza delle diverse 
            comunità religiose nel paese, Selim Hoss ha lanciato un appello per 
            l'abolizione del confessionalismo: "Non l'abolizione delle comunità 
            religiose, ma quella del confessionalismo nelle sue implicazioni fanatiche 
            e tribali. Questo genere di comportamento è in contraddizione flagrante 
            con i principi dei Diritti umani, poiché crea una disuguaglianza fra 
            i figli di uno stesso popolo. 
            Non possiamo più avere un'attitudine fatalista in rapporto al cancro 
            del settarismo e del confessionalismo. E' tempo per noi di prendere 
            coscienza del pericolo che rappresenta questa realtà per il futuro 
            del nostro paese, contro il quali ci dobbiamo opporre con tutte le 
            nostre forze. Lo Stato deve assumersi anche le sue responsabilità 
            in questo quadro in virtù dell'articolo 95 della Costituzione .
            " Ricordiamo che l'art. 95 prevede la formazione di un organismo il 
            cui obiettivo di esaminare le misure da prendere per l'abolizione 
            del confessionalismo. 
          ( 
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          SUPERATA 
            L'EMPASSE PER LO SVOLGIMENTO DEL VERTICE FRA U.E. E O.U.A. LA RASD 
            SI AUTOESCLUDE DAL SUMMIT 
            
            (A. Samil in "El Watan" del 16/1/2000) 
          Il 
            presidente della Repubblica araba saharoui democratica (RASD), segretario 
            generale del Fonte Polisario, Mohamed Abdelaziz, ha comunicato al 
            presidente algerino Bouteflika la "decisione unilaterale" del suo 
            governo di "non assistere al vertice, previsto per il mese di aprile 
            al Cairo, fra l'OUA (Organizzazione per l'Unità Africana) e l'Unione 
            Europea.
            Questa decisione mette provvisoriamente fine alla polemica apertasi 
            fra la presidenza di turno algerina della OUA e la presidenza portoghese 
            dell'U.E.
            Il Portogallo, esprimendosi certamente anche a nome delle altri capitali 
            europee, aveva fatto sapere - anche se dopo ha smentito - che l'assise 
            euro-africana poteva essere compromessa se la RASD fosse stata invitata. 
            Bisogna sapere che il Marocco, in questo caso, avrebbe rifiutato di 
            partecipare poiché non fa parte più dell'OUA da quando vi è stata 
            ammessa, a pieno titolo, la RASD. 
            Nella sua lettera al presidente Bouteflika, Mohamed Abdelaziz dichiara 
            "di cogliere questa occasione per ricordare all'OUA e all'UE la necessità 
            imperiosa di vegliare sull'applicazione pronta e trasparente del piano 
            di regolamentazione per il Sahara occidentale e degli accordi di Houston". 
            
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          SAHARA 
            OCCIDENTALE: LA VERITA' DELLE CIFRE 
            
            (in "El Watan" del 18/1/2000) 
          La 
            Minurso ha comunicato i risultati del lavoro, concluso il 31 dicembre 
            1999, per l'identificazione degli elettori saharoui aventi diritto 
            a partecipare al referendum per l'autodeterminazione. 
            Questo è ciò che ha annunciato ieri il ministro degli esteri della 
            RASD, Mohamed Salem Oul Salek, durante un conferenza stampa ad Algeri. 
            
            Sono state identificate 198.481 persone delle quali 86.381 sono state 
            accettate come aventi diritto al voto. Fatto significativo, su 102.000 
            persone presentate dalla parte marocchina ne sono state accettate 
            6.500. 
            Per il ministro saharoui, la riunione del Consiglio di Sicurezza del 
            prossimo febbraio sarà determinante. "O questo organismo deciderà 
            lo svolgimento del referendum in un prossimo avvenire respingendo 
            gli ostacoli frapposti dai marocchini, oppure si piegherà davanti 
            la cattiva volontà di Rabat e a quel punto al popolo saharoui resterà 
            una sola via d'uscita: la ripresa della guerra".
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          NEGOZIATI 
            DI PACE SIRIA-ISRAELE 
            
            (in "Syrian Arab News Agengy", Damasco 17/1/2000) 
          La 
            Siria non firmerà un accordo di pace qualunque che non coinvolga il 
            Libano e Israele deve ritirarsi simultaneamente dal Golan e dal Sud-Libano 
            e trovare una soluzione al problema dei rifugiati palestinesi", sottolinea 
            il giornale Tichrine nel suo commento di questa mattina, la Siria 
            riafferma il suo punto di vista secondo il quale gli accordi per la 
            sicurezza devono essere equivalenti su entrambe le frontiere e che 
            è impossibile assicurare la sicurezza d'Israele a danno della sicurezza 
            siriana e libanese e degli interessi di Damasco e di Beirut. 
            Nello stesso contesto, il giornale al-Baas precisa che la politica 
            israeliana di tergiversazione, che ha impedito la realizzazione di 
            un progresso tangibile nei negoziati, e i suoi tentativi di concentrare 
            i negoziati su questioni marginali non potranno mai turbare il negoziatore 
            siriano. 
            "La potenza militare ha accecato gli israeliani che credono ancora 
            che contando su questa potenza, essi potranno imporre la pace alla 
            maniera israeliana.la Siria si augura di proseguire i negoziati di 
            pace ma nel suo vero quadro, perchè una pace giusta e globale sia 
            instaurata nella regione."
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