Periodico a cura del Centro Studi Mediterranei - Direttore Agostino Spataro - E-mail: infomedi@infomedi.it

I primi saranno gli ultimi? Dossier sulla questione palestinese in Italia

11 Dicembre 2014 di Agostino Spataro

L'Italia riconosca subito lo Stato palestinese

Ma che strano! Quando, finalmente, l'Unione Europea inizia a muoversi per giungere al riconoscimento dello Stato palestinese (già i governi e i parlamenti di Svezia, Inghilterra, Irlanda, Spagna, Francia hanno deliberato in questo senso) il governo italiano si defila, si attarda, nicchia.
E dire che il Parlamento italiano fu il primo del mondo occidentale a chiedere, nel 1982, a larga maggioranza, il riconoscimento dell'Olp diYasser Arafat.
351 deputati appartenenti alle tre principali forze politiche italiane (Dc, Pci, Psi), ma anche al Pdup, al partito radicale, alla Sinistra Indipendente, ecc, chiedemmo al governo di riconoscere l'Olp come unico e legittimo rappresentante del popolo palestinese.
Oggi, persino un qualificato e folto gruppo d'intellettuali israeliani (fra cui alcuni fra i più famosi scrittori e un premio Nobel) ed esponenti della società civile chiedono ai Paesi europei di riconoscere, senza indugi, lo Stato palestinese, guidato dal presidente Abu Mazen.
Anche l'on. Federica Mogherini, responsabile della Pesc (politica estera UE), si è apertamente dichiarata per Gerusalemme capitale dei due Stati: palestinese e israeliano.
Eppure… Eppure il governo italiano rinvia, attende. Ma che cosa attende? Forse la solita imbeccata d'oltreoceano?

Aspettare, aspettare! Ma che cosa?

Da 67 anni, il popolo palestinese aspetta di vedere riconosciuta la sua legittima richiesta d'indipendenza nazionale, dolorosamente comprovata da decenni di occupazione militare, di massacri, di spoliazioni di beni, espulsioni,diaspore, distruzioni di abitazioni, incarceramenti, sfruttamento della forza-lavoro, miseria, privazioni di ogni sorta e persino tentativi di distruzione della identità culturale ed etnica. Per non dire delle violazioni continue dello status giuridico e pluriconfessionale di Gerusalemme. Ancora ieri, perfino un ministro palestinese è caduto, inerme, a seguito dell'intervento repressivo dei soldati israeliani.
In questo terribile conflitto chi si schiera a difesa di una parte contro l'altra, senza avere valide ragioni, non favorisce la pacifica convivenza, ma il disegno egemonico e poco lungimirante del più forte.
A chi fa la predica ai palestinesi, invitandoli alla paziente attesa, consiglio d'immedesimarsi nella loro condizione umana e politica, di mettersi- come si suol dire- nei panni di questo antico popolo mediterraneo vittima- come si è visto nei recenti attacchi aerei contro Gaza- delle micidiali, sproporzionate rappresaglie israeliane.
Sappiamo che anche da parte israeliana si contano le vittime, e ne siamo dispiaciuti, tuttavia non c'è proporzione tra gli effetti provocati dagli attacchi dei palestinesi oppressi e dai massacri degli eserciti israeliani occupanti.
Certo, la morte violenta anche di un sola persona è da condannare. Tuttavia, nella conta vanno soppesati anche il numero dei morti, la gravità e l'ampiezza delle distruzioni, specie quando a provocarli sono forze straniere occupanti.
Il popolo palestinese sta lottando per affermare il diritto all'autodeterminazione, all'indipendenza che è un diritto umano fondamentale, riconosciuto dalla Carta delle Nazioni Unite che autorizza perfino l'uso delle armi per conquistarlo, e da tutte le persone giuste, di buon senso.
Purtroppo, solo al popolo palestinese non è stato riconosciuto tale diritto. E questa mi sembra la più grave ingiustizia.
Mentre l'intero Terzo mondo si è liberato dal giogo coloniale, dalle occupazioni straniere, sono sorti nuovi Stati (l'ultimo, il Sud Sudan) e confederazioni di Stati, l'unico popolo al mondo a cui si continua a negare il diritto alla sovranità nazionale è quello palestinese. Perché?

Due popoli, due Stati

Perciò, appare inaccettabile il comportamento dilatorio dei governanti e dei dirigenti politici e parlamentari italiani che, per altro,contrasta con il sentimento e la volontà della stragrande maggioranza del popolo italiano chenon hamai contrapposto il riconoscimento dello Stato palestinese al diritto all'esistenza dello Stato d'Israele.
"Due popoli, due Stati" questo è il principio risolutore, assunto dall'Onu e dalla comunità internazionale, e su questo solco si deve operare per una pronta soluzione del conflitto.
Subito. Prima che una nuova tragedia si abbatta su quelle martoriate popolazioni, sullo stesso popolo israeliano. Per il bene di entrambi, l'Europa, l'Italia devono riconoscere lo Stato palestinese e favorire un processo di pace effettiva, garantita dall'Onu nelle forme più idonee, e di cooperazione economica e culturale fra i due popoli.
Parliamoci chiaro: se, oggi, c'è qualcuno che sta esponendo Israele a certi rischi, all'indignazione internazionale questi sono i suoi governanti che, oltre a massacrare i palestinesi, hanno deciso di trasformare lo Stato israeliano da realtà democratica, relativamente "laica", in Stato ebraico, confessionale.
Anche questa è una novità inaccettabile che non può passare inosservata nell'opinione pubblica, nelle cancellerie europee e degli stessi Usa che, alla lunga, non potranno continuare a sostenere i governanti israeliani a prescindere dalle loro azioni.

Pace e cooperazione nel Mediterraneo per un nuovo polo dello sviluppo mondiale

Ho scritto questa breve nota, certamente non esaustiva e senza pretesa alcuna, solo per segnalare, da cittadino italiano che da decenni lavora e si batte ai diversi livelli di responsabilità per la nascita di uno Stato palestinese, l'urgenza che la nostra Repubblica, democratica e antifascista, (mai dimenticarsi di questi due aggettivi costituzionali!) rilanci, nel nuovo contesto delineatosi, la linea di politica estera proficua e unitaria portata avanti negli anni '70 e '80', mirata alla risoluzione del conflitto israelo –palestinese.
La pace è possibile e potrebbe essere propedeutica per l'avvio di una cooperazione, bilaterale e multilaterale, reciprocamente vantaggiosa, fra tuttii popoli rivieraschi del Mediterraneo, compreso Israele.
In quegli anni, l'Italia fu fra i primi Paesi a manifestare una volontà largamente maggioritaria in favore del riconoscimento dell'Olp, oggi non può essere l'ultimo a riconoscere lo Stato palestinese.
Eravamo, siamo convinti che risolvere, in via negoziale, questo conflitto equivarrebbe a eliminare il più grave ostacolo sulla via della convivenza pacifica fra arabi e israeliani e della cooperazione economica,tecnica e culturale nel Mediterraneo e nel Medio Oriente.
Oggi, nonostante gli incerti scenari tracciati dalla globalizzazione e i sanguinosi nuovi conflitti, provocati dalle ingerenze di potenze e interessi extramediterranei, Europa e Mondo arabo si possono re- incontrare per dare vita, in questo Mediterraneo di morte e di disperazione, a un nuovo polo dello sviluppo mondiale e far rinascere la speranza di una prosperità condivisa e sostenibile.
A me sembra questa l'unica via d'uscita possibile, onorevole anche per combattere gli squilibri economici e sociali, i contrapposti integralismi religiosi, per aiutare sul serio (non con la carità pelosa, con l'assistenzialismo degenere e/o con le azioni armate) decine di milioni di giovani inoccupati a rimanere nei propri Paesi e non - come da noi previsto qualche tempo fa 1 - scappare verso l'Europa, alimentando l'abietto, e lucroso, mercimonio delle migrazioni irregolari.

Note
1 in Il Mediterraneo. Popoli e risorse verso uno spazio economico comune

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