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( POLITICA )

  1. L'"Italia" converte parte del debito marocchino;
  2. Cooperazione militare fra Algeria e Tunisia;
  3. Sahara occidentale: la difficile missione di Baker;
  4. Tensioni in Libano in vista del ritiro israeliano dal Sud;

Il senso del summit Europa - Africa
(nella foto l'Università de Il Cairo)

Al summit Europa - Africa, svoltosi il 3 - 4 aprile al Cairo, che ha visto, per prima volta, riuniti i Capi di Stato e di governo dei 15 paesi dell'U.E. e di 53 Stati africani, il settimanale tunisino "Realites" dedica un fondo del suo inviato speciale, Taieb Zahar, del quale pubblichiamo alcuni brani.

"Fino ad oggi, le relazioni euro-africane erano divise in due filoni: il processo di Barcellona fra i Paesi a nord del Sahara e quelli dell'U.E. e l'accordo ACP (Africa, Carabi e Pacifico) che regola i rapporti fra U.E. e Paesi africani sub sahariani.

Lo svolgimento di un summit Europa-Africa risponde ad una duplice motivazione: ricercare soluzioni ai gravi problemi di sviluppo economico e sociale presenti in molti paesi africani e anche ai conflitti armati che minacciano la pace e la stabilità del Continente, e definire in seguito, come ha detto Javier Solana, "un partenariato strategico globale" che superi il quadro degli accordi regionali.

Per il primo punto, le cifre sono eloquenti, ne citeremo soltanto due. Negli ultimi 5 anni, gli investimenti stranieri allocati in Africa sono stati 4,7 miliardi di dollari, mentre sono stati 53,1 miliardi per la Cina, la Corea del sud, la Malesia e Singapore. Secondo dato: il debito dell'Africa ha raggiunto quota 350 miliardi di dollari, e blocca in modo decisivo tutte le azioni di sviluppo.

La posizione europea relativa al debito è stata molto prudente. Romano Prodi, presidente della Commissione europea, ha detto che"innanzi tutto, l'Africa definisca i suoi bisogni e le sue priorità.

L'Unione europea le studierà e stabilirà una strategia d'azione".

Dunque, non è questione di alleggerire in modo conseguente il debito, né tanto meno di cancellarlo. Infatti, i dirigenti europei vorrebbero che il partenariato con l'Africa non si limitasse ai soli aspetti economici e commerciali (ricordiamo a questo proposito che il commercio africano rappresenta soltanto il 3% degli scambi esterni dell'U.E.) e inglobi le dimensioni politica e sociale con temi e problemi che dividono l'Africa e che vanno dalla democrazia al buon governo, dai Diritti dell'uomo alla società civile.

Relativamente a questo importante aspetto per il futuro delle relazioni euro-africane, conviene sottolineare le critiche dei rappresentanti dei paesi del Sud nel corso della riunione ministeriale del Forum mediterraneo, il 30 e 31 marzo in Portogallo, espresse dal ministro degli esteri marocchino che da dichiarato di risentire "l'impressione di avere a che fare con una sorta di tutela politica da parte dell'Europa la quale si atteggia a gran maestra, mentre le genti devono soltanto ascoltare ciò che devono o non possono fare. Questo atteggiamento deve cambiare."

Le stesse riserve sono state formulate al Cairo dai dirigenti del Sud, anche se tutti sono stati d'accordo a riconoscere che non si può avere uno sviluppo durevole senza democrazia.

Tuttavia, nonostante queste divergenze, il summit del Cairo non mancherà di produrre effetti positivi.

Anzitutto, è la prima volta che i problemi dell'Africa sono stati posti in un quadro così importante, e in uno spirito di franchezza e di realismo. Altro risultato: le relazioni euro-africane sono, d'ora in avanti, collocate in un quadro istituzionale e la Dichiarazione del Cairo contiene decisioni e misure che contribuiranno a sbloccare la situazione dello sviluppo in Africa e non si limiterà a "prendere - come ha detto il presidente Bouteflika - una foto di famiglia per la storia".

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L'ITALIA "CONVERTE" PARTE DEL DEBITO MAROCCHINO

In occasione della visita di stato in Italia del Re del Marocco, Mohammed VI, sono stati sottoscritti diversi accordi miranti a consolidare i buoni rapporti politici, economici e culturali fra i due Paesi e la pace e stabilità nel Mediterraneo. In particolare, nel corso di un incontro alla Farnesina del 12 aprile fra il ministro degli esteri italiano, on. Lamberto Dini, e il suo omologo marocchino, Mohammed Benaissa, sono stati sottoscritti 2 importanti accordi: il "Protocollo sulle consultazioni politiche rafforzate" e un "Accordo di conversione del debito".

Il ministro Dini- si legge in un comunicato della Farnesina - ha qualificato l'intesa come "una occasione privilegiata di dialogo ove non solo affrontare le principali questioni bilaterali, ma anche coordinare ed affinare strategie congiunte per il rafforzamento, nei diversi fori, della stabilità politica, economica e sociale della regione mediterranea".

Sul piano economico, è stata rilevata l'opportunità di sviluppare forme di joint-ventures e società miste, nonché d'intensificare la cooperazione in settori quali la pesca, il turismo, il tessile, l'abbigliamento e l'agroindustria. Un incontro fra imprenditori, banche e associazioni di categoria dei due Paesi si terrà nel prossimo autunno in Marocco.

Sul piano politico, il ministro Dini si è felicitato per la recente elezione del Marocco alla presidenza del Forum Mediterraneo e dichiarato la disponibilità italiana a sostenere il rilancio del Gruppo 5+5, anche con l'obiettivo di dare un impulso alla cooperazione tra i paesi della sponda sud e stabilire un legame strutturato con l'Europa.

Nel corso del colloquio è stata altresì evocata la questione del Sahara occidentale, in merito alla quale da parte italiana- nel ricordare la sensibilità e l'attenzione di varie nostre forze politiche parlamentari- è stato rinnovato l'appoggio al processo referendario stabilito nel quadro delle Nazioni Unite, auspicando che l'azione di James Baker possa rilanciare il dialogo fra le parti.

Infine, i due ministri hanno sottoscritto un "Accordo per la conversione del debito".

Il Protocollo prevede la cancellazione da parte italiana dell'equivalente in valore attualizzato di 100 milioni di dollari, a fronte della messa a disposizione da parte marocchina di risorse in valuta locale per la realizzazione di progetti finalizzati allo sviluppo socio-economico e alla protezione dell'ambiente.

In base al meccanismo previsto, la cancellazione del debito avviene su base semestrale, a seguito della verifica dell'avvenuto esborso da parte marocchina di fondi in valuta locale per il finanziamento di progetti iscritti nel bilancio nazionale, che devono essere previamente concordati sul piano bilaterale. E' prevista a questo scopo la costituzione di un Comitato misto di Gestione con il compito di concordare i progetti, esaminarne lo stato d'avanzamento, nonché di verificare le spese effettuate.

Il protocollo assume particolare rilievo in quanto si tratta del primo accordo di tale natura concluso dall'Italia in materia di conversione del debito originato da crediti d' aiuto.

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Il Presidente della Camera dei Deputati in visita in Siria

L'on. Luciano Violante, presidente della Camera dei Deputati, ha effettuato una visita di 2 giorni in Siria, nel corso della quale è stato ricevuto da Abdel Halim Khaddam, vice presidente della Repubblica siriana, da Mohammad Mustapha Miro, presidente del Consiglio dei ministri, e da Abdel Qader Qaddoura, presidente dell'Assemblea del popolo.

Con i suoi autorevoli interlocutori, l'on. Violante ha discusso le questioni inerenti il processo di pace in Medio Oriente e valutato le modalità e i mezzi per consolidare le relazioni di cooperazione fra Italia e Siria e fra Siria e Unione Europea e le possibilità di cooperazione fra i due Parlamenti.

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Cooperazione militare fra Algeria e Tunisia

Il generale di corpo d'armata Mohamed Lamari, capo di stato maggiore dell'Armata Nazionale popolare algerina (ANP) ha effettuato una visita di 5 giorni (dall'11 al 15 aprile) in Tunisia, su invito del ministro tunisino della Difesa, Mohamed Jengham. Lamari ha visitato diverse infrastrutture di difesa e incontrato i massimi dirigenti politici e militari tunisini, con i quali ha esaminato la possibilità di rafforzare le relazioni di cooperazione fra le Forze Armate dei due Paesi.

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Damasco condanna la ripresa delle costruzioni israeliane nel Golan
(in agenzia "Sana" del 13/4/2000)

Radio Damasco ha qualificato "la decisione del Capo del governo israeliano, Ehud Barak, di autorizzare la costruzione di unità abitative nel Golan siriano occupato", come "una nuova prova dell'abbandono da parte di quest'ultimo (Barak n.d.r.) degli sforzi dispiegati per rianimare il processo di pace e della sua sfida alla legge internazionale.

"La persistenza d'Israele nella sua arroganza e la sua testardaggine è dovuta alla posizione dell'Amministrazione americana che ha limitato il suo ruolo a quello di messaggero degli Israeliani."

"Noi in Siria, desiderosi realmente di una pace giusta e globale, invitiamo l'amministrazione americana a usare la sua potenza per fare applicare le risoluzioni dell'ONU", sottolinea la radio siriana, chiedendo all'Unione Europea di sostenere gli sforzi americani per obbligare Israele ad obbedire alle verità della pace."

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Prodi incontra Gheddafi. La Libia nel partenariato euro-med ?

Il 3 aprile 2000 al Cairo, il presidente della Commissione Europea, on. Romano Prodi, ha incontrato il leader libico Muammar Gheddafi.

Come si ricorderà, nelle settimane scorse, alcuni Commissari europei avevano disapprovato l'invito di Prodi a Gheddafi a recarsi in visita ufficiale a Bruxelles.

Ora tutto sembra essersi appianato e- come si legge in un comunicato della Commissione- l'incontro del Cairo ha consentito di riprendere il dialogo fra l'U.E. e la Libia, in vista di un coinvolgimento del Paese nordafricano nel processo di Barcellona.

"Il colonnello Gheddafi ha riconosciuto il contributo della Commissione europea per lo sviluppo dell'Africa e il ruolo attivo dell'Unione Europea in relazione ai drammatici problemi quali il debito, la povertà e la lotta contro le malattie endemiche.

Il presidente Prodi ha ricordato l'impegno della Commissione Europea nel difficile processo di allargamento, di rafforzamento della politica d'integrazione nella U.E. e di costruzione di nuove opportunità per lo sviluppo economico.

Nello stesso tempo, la Commissione Europea è attivamente impegnata a rinsaldare le relazioni con l'area mediterranea.

Il processo di Barcellona - ha precisato il presidente Prodi - è un prezioso strumento per la partecipazione dei Paesi europei e del Mediterraneo in questo foro di cooperazione politica ed economica. Il colonnello Gheddafi ha accettato i "risultati di Barcellona", ribaditi dal presidente Prodi, e che non sono negoziabili per l'Unione Europea."

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Importante visita del Primo Ministro canadese in Medio Oriente

Il Primo ministro canadese, Jean Chretien, ha effettuato a metà aprile scorso un importante viaggio in diversi paesi del Medio Oriente: Israele, Territori palestinesi, Egitto, Libano, Siria, Giordania e Arabia Saudita.

Tradizionalmente, il Canada è stato e resta uno dei paesi più impegnati nel quadro delle azioni di pace promosse dalle Nazioni Unite verso il Medio Oriente alle quali contribuisce con rilevanti contributi organizzativi e finanziari e con l'invio di caschi blu in diverse missioni d'interposizione.

Jean Chretien, accompagnato da una importante delegazione parlamentare e da un folto gruppo di giornalisti, ha avuto incontri al massimo livello sulle questioni tutt'ora aperte e relative alle diverse trattative di pace fra Israele e suoi vicini arabi e anche sui rapporti politici ed economici bilaterali.

A Beirut, nel corso degli incontri con il primo ministro libanese Selim Hoss e col presidente Emil Lahoud, Chretien ha dichiarato la disponibilità di una presenza canadese in una eventuale "forza di pace nel Libano del sud", in caso di ritiro unilaterale dell'esercito israeliano: "Se le Nazioni Unite ci domandassero d'essere presenti, noi considereremo positivamente questa richiesta".

A Damasco- informa l'agenzia "Sana"-  Chretien, ha ribadito l'impegno del Canada "per favorire il superamento degli ostacoli che rallentano il processo di pace nella regione" e discusso col suo omologo siriano Mohammed Miro "sulle opportunità di sviluppare relazioni di cooperazione bilaterale, segnatamente nei campi commerciale, economico, scientifico, culturale e turistico. Le due parti hanno anche esaminato la possibilità di creare a Damasco un Centro di uomini di affari canadesi per riattivare la cooperazione fra gli imprenditori dei due Paesi."

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A Roma il Presidente della Repubblica dello Yemen

Alì Abdullah Saleh, presidente della Repubblica dello Yemen, a Roma per inaugurare la mostra "sull'Antico Yemen" in corso di esposizione alla Fondazione Memmo, è stato ricevuto, il 5 aprile, dal ministro degli Affari esteri, on. Dini.

Dal comunicato stampa, emesso dalla Farnesina, apprendiamo che l'on. Dini e il presidente Saleh "hanno avuto uno scambio di idee su tematiche regionali e internazionali, con particolare riguardo al Mar Rosso e al Corno d'Africa. Da parte italiana è stato valutato positivamente il nuovo dinamismo della politica estera yemenita - volta a favorire un pieno inserimento del paese nel consesso dei Paesi arabi, a consolidare i buoni rapporti con l'altra sponda del Mar Rosso, a dare maggiore impulso e continuità alle relazioni con i Paesi occidentali.

Per quanto riguarda i temi economici, il ministro Dini ha sottolineato l'impegno dell'Italia per contribuire allo sviluppo sociale ed economico dello Yemen, anche attraverso la partecipazione delle imprese italiane nei settori prioritari delle infrastrutture e del turismo.specie dopo il rinnovo dell'intesa sul traffico aereo che comporterà una sensibile intensificazione delle frequenze dei voli tra Roma e Sana'a."

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Sahara occidentale: la difficile missione di Baker

Nel precedente numero di Infomedi abbiamo pubblicato le notizie, di fonte algerina, relative alla missione di James Baker, ex Segretario di stato USA, inviato dal segretario generale dell'ONU, in Africa e in Europa per una consultazione delle parti interessate, direttamente o indirettamente, alla soluzione del conflitto per l'autodeterminazione del popolo saharoui.

Per avere un'idea anche del punto di vista marocchino, pubblichiamo alcuni brani tratti dal settimanale "Maroc-Hebdo" (del 14/4/2000) coi quali si da conto degli esiti della non facile missione di Baker ad Algeri, dove ha visto i dirigenti algerini, a Tindouf (dove ha incontrato i più alti esponenti del Fronte Polisario), "in Marocco dove è stato ricevuto da SM il Re Mohammed VI e avuto incontri con diversi responsabili marocchini, con alla testa il primo ministro A. Yuossoufi. La tappa mauritana è stata annullata per "ragioni di salute". Curiosamente a Madrid poi a Parigi, dove egli ha avuto un incontro con il presidente Chirac sulla stessa questione, m. Baker non era affatto malato, ma piuttosto in piena forma."

Baker "ha qualificato la discussione avuta a Rabat col Re Mohammed VI costruttiva e positiva, mentre ha espresso il suo "disaccordo rispettoso"con l'altra parte (i dirigenti del Polisario n.d.r.). Il "rispettoso disaccordo" significherà che le teste pensanti di Tindouf hanno messo altri bastoni nella ruota del referendum.

Benché camuffata in una formula diplomatica fra le più cortesi, l'insinuazione è rilevante poiché Baker, diplomatico agguerrito, ha tenuto ad affermare che l'applicazione del piano di regolamentazione si scontra con "enormi problemi" e non "unicamente con l'elevato numero" di ricorsi presentati alla Minurso dalle persone aspiranti a partecipare al referendum.Per contro, il Polisario si ostina a volere limitare il corpo elettorale alle sole persone censite dal censimento spagnolo del 1974."

"M. Baker conta, in un primo tempo, d'informare Kofi Annan sulle"concertazioni svolte con tutte le parti" e di discutere in seguito "le possibilità di poterle riunire", a Londra o a Lisbona o a Houston, "per ricercare una soluzione durevole e amichevole alle loro divergenze".                                                    

Questa riunione potrebbe avere luogo entro la fine del prossimo maggio.

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Tensioni in Libano in vista del ritiro israeliano dal Sud

La decisione unilaterale del governo israeliano di ritirare, entro luglio, le sue truppe di occupazione dal sud del Libano, già notificata al segretario generale delle Nazioni Unite, sta creando una serie di reazioni contrastanti e aperto una vivace polemica all'interno del campo politico libanese, una parte del quale (soprattutto i gruppi nazionalisti moderati di tradizione maronita) ha riproposto il problema dell'evacuazione di tutte le forze straniere dal territorio libanese e segnatamente dei reparti dell'esercito siriano.

Nei giorni scorsi, a Beirut si sono verificati violenti scontri fra forze dell'ordine e gruppi di studenti aderenti alla Corrente nazionale liberale ( aounista ) che reclamavano "più libertà di espressione" e il ritiro dal Libano delle forze armate siriane.

Il Presidente libanese, Emil Lahoud, ha bollato le manifestazioni studentesche come "manipolate dalle ambasciate o dalle capitali che fanno il gioco d'Israele", mentre in un comunicato della Presidenza si legge fra l'altro: "coloro che strumentalizzano il sentimento patriottico degli studenti fingono d'ignorare che la presenza siriana in Libano è legale e provvisoria.tratteremo questo problema in funzione degli interessi reciproci e non in funzione degli interessi israeliani."

La delicata situazione libanese potrebbe enormemente complicarsi se a questi problemi si aggiungesse un'altra richiesta, già affacciata dai responsabili libanese col sostegno della Siria, e riguardante il disarmo delle milizie palestinesi presenti nei campi profughi dislocati in varie parti del Paese del cedro, soprattutto a sud.

Della questione si occupa la "Revue du Liban", del 22 aprile, con un articolo piuttosto duro, non firmato, di cui pubblichiamo le parti più significative.

"Ancora una volta, Yasser Arafat si riaffaccia al nostro ricordo. Egli aveva evocato, recentemente, "il tempo in cui governava questo paese (il nostro) come un potentato, con il consenso della frangia della nostra popolazione che considerava i suoi feddayns come il suo esercito, mediante il quale sperava di assoggettare l'altra fazione.

Questa volta, Abu Ammar (Arafat n.d.r.) alza la voce per opporsi al disarmo dei campi palestinesi richiesto dal Potere libanese, con il sostegno di Damasco, al fine di prevenire eventuali complicazioni che rischiano di prodursi a seguito del ritiro unilaterale israeliano dal Libano sud.

Il rifiuto del Capo dell'Autorità palestinese è riportato dall'agenzia egiziana "Mena", poiché egli ha fatto la sua dichiarazione al Cairo all'uscita da un incontro con il presidente Moubarak, pretendendo che "la presenza palestinese armata in Libano è stata legittimata da un summit arabo tenutosi nella capitale egiziana nel 1970."

Si può dedurre che il Rais egiziano condivida l'opinione di Abu Ammar ed approvi la sua riflessione secondo la quale" la presenza dei rifugiati palestinesi in Libano non ostacola l'esercizio da parte del governo libanese della sua sovranità, in caso di ritiro israeliano?

Pertanto, il capo della diplomazia siriana si è pronunciato nello stesso senso espresso precedentemente dal presidente Lahoud, sostenendo che " un ritiro unilaterale israeliano dal sud del Libano senza un regolamento preventivo del problema dei Palestinesi, provocherà tensioni nella regione".

Poi, il summit del Cairo non ha legittimato, a nostra conoscenza, la presenza palestinese armata.

Ricordiamo che il Capo dello Stato (libanese n.d.r.) aveva inviato, agli inizi di aprile, un memorandum al segretario generale dell'ONU per prevenirlo che "il Libano non potrà garantire la sicurezza d'Israele contro gli attacchi dei gruppi palestinesi radicali, in caso di ritiro unilaterale del Sud Libano".

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Numero 4 - aprile 2000

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