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( ECONOMIA E COOPERAZIONE )


Il petrolio e il gas restano i motori della crescita dell'economia algerina
(in "Algeria Interface", 8/4/2000)

L'attività nel campo degli idrocarburi ha fatto registrare un aumento del 7% nello scorso anno, e contribuito a mantenere intorno al 5,5% la crescita media annua di questo settore dopo il 1995.

Questa vitalità spiega la crescita del PNL del 3,6% nel 1999 che sarebbe stata molto più elevata se gli altri settori dell'economia non avessero conseguito risultati molto mediocri.

In effetti, il declino della produzione industriale è stato del 2,8%, mentre il tasso di crescita del settore agricolo è caduto, fra il 1998 e il 1999, dall' 11,4 al 2,7%, a causa di una siccità che ha fatto scendere la produzione cerealicola di 2 milioni di tonnellate. Per contro, nelle zone irrigue la produzione è aumentata del 7%.

Questi ed altri dati dell'Ufficio Nazionale di Statistica e della Banca d'Algeria sottolineano perché i settori del gas e del petrolio restano, più che mai, il motore dell'economia algerina. Essi contribuiscono ad innalzare al 97% le entrate in valuta del paese e a 2/3 i redditi dello Stato.

Il rovescio della medaglia è che quando il prezzo del barile scende, come successe nel 1998, il paese è trascinato in una spirale infernale. La politica di rigore portata avanti nel 1998 è riuscita a contenere il deficit fiscale a 1% del PNL nel 1999, ma si è dovuto pagare prezzo grave: il governo ha dovuto abbandonare molte delle spese d'investimento ed è stato obbligato ad attingere alle riserve della Banca Centrale, il cui livello, nel dicembre 1999, era circa la metà rispetto al maggio 1998.

La politica attuale mira a ricostruire le riserve, ma è ostacolata da diversi fattori, fra cui le scadenze di rimborso del debito estero che ha raggiunto la cifra di 2 miliardi di dollari, a confronto di una Facilità compensatoria di 310 milioni di dollari accordata dal FMI...

Le entrate esterne derivate dagli idrocarburi hanno conosciuto una forte crescita, passando da 9,7 a 11,8 miliardi di dollari.

In gennaio, il governo puntava ad una crescita del PNL del 5%, previsione che sembra verosimile. Solo la previsione dell'aumento del 20% delle imposte non- oil sembra un po' ottimistica agli osservatori della scena algerina. Quest'anno le entrate per esportazione di gas e di petrolio potranno giungere a 15 miliardi di dollari se il prezzo del barile del petrolio algerino resterà un po' al di sopra dei 21 dollari. Tutto ciò potrebbe creare un surplus di bilancio di 2 miliardi di dollari e portare le riserve in valuta della Banca d'Algeria al livello di 6 miliardi di dollari.

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Cooperazione franco-siriana nel settore degli idrocarburi
(in agenzia "Sana", 11/4/2000)

Mohammad Maher Jamal, ministro del petrolio e delle risorse minerarie, ha esaminato oggi con il ministro francese dell'industria e dell'energia, Christian Pierret, le relazioni di cooperazione siro-francesi nei campi dell'industria, del petrolio e del gas e i mezzi per svilupparle.

I due ministri hanno esaminato le attività delle società francesi specializzate nei settori della prospezione del petrolio e del gas operanti nei campi siriani.

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Interesse delle compagnie petrolifere internazionali per le risorse tunisine
(in "Business Wire" del 12/4/2000)

In Tunisia operano 50 compagnie petrolifere internazionali e tunisine. Esse detengono 42 permessi di ricerca che coprono più del 55% del settore minerario nazionale.

La produzione tunisina di petrolio greggio è dell'ordine di 4 milioni di tonnellate per anno (80 mila barili /giorno) e da circa una diecina di anni tale produzione si mantiene più o meno stabile malgrado il declino naturale dei principali giacimenti e ciò grazie allo sviluppo di un certo numero di piccoli campi considerati fino ad ora come marginali.

Attualmente, il 70% della produzione proviene dai campi di Ashtart, El Borma (in declino) e di Sidi Dilani e il resto da 20 piccoli giacimenti. Una parte del greggio tunisino è trasformato nella raffineria di Biserta che copre il 50% dei fabbisogni del paese, il resto del greggio viene esportato.

Le risorse in gas ammontano a 3 miliardi di m3 per anno e provengono dalla produzione locale (1,9 miliardi di m3) segnatamente dai campi di Miskar, d'El Franig, de Baguel e di El Borma, mentre 1,1 miliardi di m3 vengono percepiti come diritto di passaggio del gasdotto Algeria-Italia.

Oggi, si aprono nuove prospettive per la ricerca petrolifera in Tunisia grazie all'uso di nuove tecnologie e alla messa in valore di nuove regioni, fin qui poco sfruttate, nel centro e nel nord del Paese e che presentano similitudini geologiche con le province petrolifere vicine (sud dell'Italia ).

Richard Hook, responsabile della ricerca e incaricato dell'Africa del nord e del nord Atlantico nella compagnia americana "Anadarko", ha sottolineato l'interesse della sua compagnia a prendere conoscenza delle potenzialità petrolifere esistenti nel nord della Tunisia.mentre mr. Martin Houdston, vice presidente della "British Gas" ha dichiarato:" Noi cercheremo nuove opportunità per sviluppare i potenziali mercati del gas in Tunisia e studieremo le possibilità di produrre gas a partire dai campi marginali circostanti il giacimento di Miskar per la produzione di energia elettrica"...

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Libia-Tunisia: cooperazione nel settore industriale

Un seminario sulla complementarità industriale libico-tunisina e sulle opportunità d'investimento si è tenuto a Tunisi, a margine della 2° edizione del Salone tuniso-libico delle industrie meccaniche e d'ingegneria.

Il seminario mira a identificare le opportunità congiunte d'investimento e a incoraggiare gli industriali dei due Paesi a realizzare, in partenariato, progetti nelle diverse branche industriali.

I partecipanti hanno ricordato i vantaggi fiscali e finanziari creati dal Codice d'incoraggiamento agli investimenti, le disposizioni assunte per semplificare le procedure amministrative, i diversi aspetti del programma di ristrutturazione e i risultati ottenuti in materia.

Il seminario ha dato l'opportunità di far conoscere il contesto giuridico dell'investimento in Libia, i progressi compiuti in questo campo e il quadro regolamentare che supporta l'investimento in questo Paese.

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La Conferenza dell'audiovisivo mediterraneo contro l'egemonia del pensiero unico
(in "Le Matin du Sahara" del 27/4/2000)

"Affrontare le sfide della globalizzazione e preservare i telespettatori dal rischio dell'egemonia del pensiero unico", è stato questo il tema al centro della 7° Conferenza Permanente dell'Audiovisivo Mediterraneo (Copeam), apertasi il 26 aprile a Casablanca alla presenza di delegati di 26 Paesi e di numerose organizzazioni internazionali.

Il ministro marocchino della comunicazione, Larbi Messari, ha preannunciato il varo di una riforma profonda del settore audiovisivo mediante una legge quadro che regolamenti l'iniziativa privata e la creazione di un consiglio di concertazione consensuale nel campo dell'informazione composto essenzialmente da professionisti.

Raouf Basti, presidente della Copeam, ha ricordato che la gran parte dei progetti all'esame della commissione europea portano il marchio della Copeam e figurano fra i 20 migliori progetti presentati in quanto azioni prioritarie identificate per promuovere, sostenere e sviluppare il settore dell'audiovisivo mediterraneo.

Tuttavia, è necessario raddoppiare la vigilanza per evitare che, nell'euforia, si possa approfondire il fossato che separa il Nord e il Sud e renda irrimediabile lo squilibrio fra ricchi e poveri.                      

In una parola, bisogna evitare che questa mutazione tecnologica possa consacrare l'egemonia di una cultura dominante, l'omogeneizzazione della cultura universale e lo sradicamento di ogni aspirazione all'originalità e alla diversità.per un Mediterraneo più solidale e capace di contribuire, mediante i suoi slanci creativi, ad arricchire e diversificare la cultura universale. 

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Tunisia: 8.500 nuovi posti di lavoro creati dalle imprese a capitale misto
(in "Business Wire", 11/4/2000)

Il tasso di crescita degli investimenti diretti stranieri per l'anno 1999 è stato di circa il 40%. I risultati ottenuti riflettono l'accresciuto interesse degli investitori esteri per i settori portanti a forte valore aggiunto, fra i quali tessile e abbigliamento che occupano ancora i primi posti, seguiti dai settori elettrico e meccanico.

L'investimento estero in Tunisia si caratterizza per la diversità dell'origine. In effetti, oltre le fonti d'investimento tradizionali quali Francia, Italia e Belgio, alcune grandi società di altri paesi, segnatamente USA, vari Paesi arabi, Portogallo e Spagna, hanno manifestato un maggiore interesse ad impiantarsi in Tunisia.

Il flusso continuo d'investimenti stranieri (550 milioni di Dinari nel 1999) ha avuto un impatto positivo sull'occupazione. Le imprese a partecipazione straniera, entrate in produzione nel 1999, hanno creato circa 8.500 nuovi posti di lavoro a livello nazionale.

Le 1441 imprese straniere totalmente esportatrici (non-oil) contribuiscono a 1/3 delle esportazioni tunisine. Nel 1999, sono entrate in produzione 142 nuove società, delle quali 119 totalmente esportatrici.

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Importanti accordi fra "Sonatrach" algerina e la statunitense "Amerada Hess"
(in" La Tribune", 17/4/2000)

La Sonatrach (società pubblica algerina per gli idrocarburi) ha sottoscritto due importanti accordi di partenariato con la società petrolifera americana "Amerada Hess" specializzata nella ricerca e nella produzione, nella raffinazione, nel trasporto e nel commercio d'idrocarburi.

L'accordo punta al miglioramento del tasso di recupero delle riserve di petrolio greggio dei giacimenti di El Gassi, El Agrab e Zotti.

L'intervento della società americana dovrebbe consentire, nell'arco di 25 anni, una produzione dell'ordine di 320 milioni di barili di petrolio greggio, ossia un aumento del 50% dell'attuale produzione Sonatrach.

Il valore dell'investimento è di 550 milioni di dollari, tutto a carico della Amerada Hess, alla quale viene garantita l'acquisizione di un massimo del 49% della produzione, mentre alla Sonatrach un minimo del 51% .

Col secondo contratto si dovrebbe avviare la ricerca e lo sfruttamento d'idrocarburi nel Blocco 401, nel bacino di Berkina, sulla base di un investimento di 29 milioni di dollari...

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Numero 4 - aprile 2000

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