( EDITORIALE ) Gli
americani nel Maghreb Negli
ultimi tempi, si nota un' attivismo insolito, un'intensificazione della
presenza USA nel Maghreb. Qualificate delegazioni governative, Nella
Libia del colonnello Gheddafi non vanno delegazioni ufficiali, poichè
non sono state ancora normalizzate le relazioni diplomatiche, ma gli
interessi americani sono stati sempre presenti, sotto varie forme, perfino
nei momenti di più acuto scontro politico e nei periodi di più severo
boicottaggio. Nel
Maghreb, area tradizionalmente legata all'Unione Europea, l'iniziativa
americana sembra evolvere da azione ordinaria a strategia, di lungo
corso, mirante a giocare un ruolo sul piano politico, militare e E
non è casuale che ciò si verifichi nel momento in cui l'Unione
Europea sta compiendo uno sforzo rilevante, anche sul piano finanziario,
per La presenza americana nel Maghreb è del tutto legittima, ma pone qualche problema, in primo luogo, all'Europa e al progetto d'integrazione euro - mediterranea, poiché si pone come ipotesi concorrenziale e punta dritta al cuore della questione maghrebina: al petrolio e agli armamenti, per rafforzare la stabilità dei regimi al potere impegnati a garantire il meccanismo di produzione e di rifornimento. Ma
è bene passare dalle supposizioni ai fatti concreti. Tralasciamo
i dati più remoti e soffermiamoci agli episodi più recenti, per altro
amplificati dagli organi di stampa locale. Il settimanale tunisino "Realites"
(del 2/3/00), sotto un titolo altisonante "13.000 esperti U.S.
alla riscossa", parla di "offensiva americana verso l'Africa
del Nord...dopo l'apertura a Tunisi di un ufficio del Global Technology
Network, ancora un segno della determinazione di Washington di concretizzare
il suo progetto di partenariato economico con i paesi della regione,
più che mai all'ordine del giorno..." Secondo
questo settimanale, solitamente ben informato, tutto è cominciato un
anno e mezzo addietro con la famosa "iniziativa" dell'ex sottosegretario
di Stato americano agli affari economici, Stuart Eisenstat, mirante
a favorire un partenariato economico che dovrebbe sfociare nella creazione
di una zona di libero scambio USA - Maghreb. L'iniziativa
Eisenstat, che non brilla per originalità visto che ricalca quella meglio
programmata, anche se scompensata, promossa dall'Unione Europea con
gli accordi di Barcellona, è riuscita a mettere in moto interessi e
progetti in vari settori, soprattutto a carattere privato. L'Amministrazione americana non ha manifestato
una grande disponibilità finanziaria, si è limitata a proporre uno stanziamento
di 5 milioni di $ per il finanziamento della "iniziativa Eisenstat",
inserito nel bilancio dell'anno 2000. Troppo
poco in confronto ai miliardi di euro dei Meda e rispetto al peso economico
e politico della superpotenza americana. L'iniziativa
sul versante economico e commerciale, è stata accompagnata dall'azione
politica, bilaterale e multilaterale, tendente ad accrescere l'influenza
americana nel Maghreb. Gli
Usa non hanno mai fatto mistero di coltivare uno speciale interesse
per la situazione algerina.
Perfino
durante gli anni più bui del terrorismo islamista, i responsabili americani
hanno operato, Le
attuali dottrine strategiche americane intravedono nel Maghreb "una
zona di interesse vitale per gli Stati Uniti"; da qui la scelta
dell'Algeria - al pari di altri importanti paesi quali il Brasile, l'India,
l'Africa del Sud - come "paese strategico, ovvero come Stato -
chiave della politica estera americana". In
questo senso, si muovono le annunciate (dal sottosegretario USA incaricato
per gli affari del M.O., Edouard Walzer) manovre militari congiunte
algero - statunitensi, le prime del genere ed aventi carattere bilaterale.
Le visite, il 24 aprile scorso, dell'ammiraglio Charles Stevenson, comandante
in capo aggiunto delle forze americane in Europa, e nel settembre 1999
di Daniel Murphy, comandante della VI flotta, ricevuti entrambi dal
presidente Bouteflika e dal generale di corpo d'armata Lamari, vero
patron dell'Armata popolare nazionale algerina, confermano il fortissimo
interesse USA per il piano di ammodernamento militare algerino e "per
la messa a punto di un programma militare comune permanente...che potrebbe
sfociare in una alleanza strategica fra Washington ed Algeri, mirata
essenzialmente a garantire la stabilità nella regione mediterranea...Non
è escluso che l'ambizione di Washington, mediante questa cooperazione,
sia di fare dell'Algeria un partner economico e militare attivo nel
Mediterraneo, e successivamente un alleato nella regione del nord-Africa."
(cfr. "Le Jeune Indipendent" op.cit.)
Gli
americani sembrano avere fretta e procedono da soli nel loro disegno,
senza aspettare le conclusioni del dialogo politico avviato fra la Nato
e un gruppo di Paesi nord-africani, fra i quali l'Algeria, il Marocco,
la Tunisia e la Mauritania. Dialogo
che ha creato attese anche in certi settori dell'opinione pubblica algerina,
di cui si fa carico il Di
cooperazione militare si è parlato anche nel corso della visita del
Segretario di stato Usa alla Difesa, Cohen, al giovane re del Marocco,
Mohammed VI, svoltasi nella prima metà di febbraio, a conclusione di
un lungo viaggio africano. Stando
alle dichiarazioni di Kenneth Bacon, portavoce del Pentagono, (riportate
dal quotidiano marocchino "Le Matin" del 25/2/00), questa
cooperazione dovrà consistere in "esercitazioni militari complesse
e nel proseguimento del dialogo fra le Forze Armate dei due Paesi..."
per fronteggiare le sfide alla sicurezza nella regione dell'Africa del
nord rappresentate "dai rischi d'instabilità, piuttosto che da
minacce specifiche..." Siamo
di fronte ad un intreccio ben coordinato di azione politico - diplomatica
e promozione Da
questi ed altri elementi è agevole rilevare come la regione maghrebina,
specie nella prospettiva di fuoriuscita dalle sue crisi endemiche (terrorismo
islamista e conflitto per il Sahara occidentale del Agostino Spataro ( torna su )
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Numero 4 - aprile 2000
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