( CURIOSANDO ) Il
"rumoroso" ritorno di Gheddafi sulla scena internazionale La rivista "Afrique/Asie", nel suo ultimo numero dedica un
dossier al summit Europa - Africa del A parte l'eccentrico comportamento, tipico del personaggio,
gli autori tendono a mettere in risalto gli sforzi per recuperare il
rapporto con l'Europa e con i suoi leaders più prestigiosi: da Chirac
a d'Alema, da Schroder ad Aznar, a Prodi, etc. Ecco alcuni brani tratti dagli articoli di Anne Sophie Lallement
e di Khemais El Garbi. "La presenza al Cairo di Gheddafi a fianco degli europei
è stata la prova flagrante della fine della sua quarantena, voluta dall'Occidente, a causa del suo presunto
appoggio al terrorismo. E' stato visto abbracciarsi calorosamente con Massimo D'Alema,
appartarsi con Chirac e incontrarsi con il cancelliere tedesco Schroder
e con i Primi ministri irlandese, portoghese e spagnolo. Simultaneamente, dopo Tel-Aviv, il Primo ministro israeliano,
Ehoud Barak, annunciava che il suo Nello stesso tempo, non si è capito bene il motivo, dopo
il suo incontro con Prodi, il quale ritiene di non avere nulla da perdere
aprendo il dialogo con il leader libico, quest'ultimo ha infierito apertamente
contro la Francia e il Portogallo. Secondo lui, queste vecchie
potenze coloniali devono smetterla di dare lezioni all'Africa, che non
ha bisogno di "democrazia, ma di pompe d'acqua". Egli ha chiesto ai
Quindici di lasciare tranquilla l'Africa: "Bisogna che voi ci lasciate
tranquilli, poiché i nostri principi e la nostra cultura sono differenti
dai vostri.Noi non accettiamo lezioni, poiché i popoli dell'Africa non
Imprevedibile e mutevole, Gheddafi al Cairo ha fatto di tutto
per far parlare di se. Egli ha cominciato arrivando alla seduta inaugurale
del summit con un buon quarto d'ora di ritardo, quando già il presidente
Moubarak aveva iniziato il suo discorso. Senza preoccuparsi dei commenti
severi dei compartecipanti per questa infrazione del protocollo, Gheddafi,
disinvolto, ha fatto la sua entrata solo, come una vedetta americana,
a passo lento e ondivago, vestito con un'ampia cappa di colore ocra. Fra la sua tenda beduina piantata nei giardini del palazzo
presidenziale egiziano, che gli è servita da residenza e da ufficio,
e le donne della sua guardia del corpo in divisa verde e berretto rosso,
la "guida della rivoluzione" libica
non ha fatto nulla per mantenere la discrezione. Dopo la ripresa delle sue relazioni diplomatiche con la Gran
Bretagna, la Libia attende la normalizzazione dei rapporti con Washington
e con Parigi. Ma già, gli uomini di affari si accalcano nella capitale
libica per negoziare contratti che si annunciano succosi in tutti i
campi: grandi lavori, petrolio, alloggi, etc. Senza dubbio, Gheddafi
ha avuto ragione ad atteggiarsi da star davanti ai partners europei
ormai interessati alla sua favolosa "cagnotte". ( torna su )
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Numero 4 - aprile 2000
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