|  
         
        
      ( 
        LA LOTTA AL TERRORISMO VISTA DAGLI ARABI ) 
      
      
        -  
          
        
 
        - EGITTO: 
          L'IMAM DI AL-AZHAR INVOCA "IL CASTIGO DIVINO" CONTRO I TERRORISTI
 
        -  
          
        
 
        - IRAQ: 
          TAREK AZIZ INVIA CONDOGLIANZE ALLE FAMIGLIE DELLE VITTIME
 
        -  
          
        
 
        - SIRIA: 
          CONDOGLIANZE DI ASSAD AL GOVERNO USA
 
        - YEMEN: 
          IL PRESIDENTE SALEH PER UN'AZIONE INTERNAZIONALE ANTITERRORISMO
 
        - LIBANO: 
          CONDANNA DEL GOVERNO E CONDOGLIANZE DA HEZBOLLAH
 
        -  
          
        
 
        -  
          
        
 
        - L'INTEGRISMO 
          ISLAMISTA E' UNA DOTTRINA TOTALITARIA
 
          di Said Sadi 
        - SIGNOR 
          BUSH, RIFLETTA PER LA SICUREZZA DEGLI AMERICANI
 
          di Samba Diallo 
        - TERRIBILI 
          APPARENTAMENTI
 
          di Amina Talhimet 
        - TERRORISMO: 
          LA FATTURA LA PAGHERANNO I POVERI
 
          di Adam Charif  
       
       
       
      Algeria: 
        contro il terrorismo, solidarietà agli Usa e sostegno a Bush 
        
      In 
        una dichiarazione rilasciata a Cape Town (Sud Africa) il presidente della 
        Repubblica Algerina, Abdelaziz Bouteflika, ha riaffermato la condanna 
        del terrorismo e il sostegno dell'Algeria all'azione del presidente Bush 
        in Afganistan, denunciando per altro l'ambivalenza degli Stati europei 
        che costituiscono dei veri e propri "santuari per i capi terroristi". 
        "L'azione 
        repressiva degli Usa si è resa necessaria per le perdite in vite umane 
        e materiali subite e noi la sosteniamo senza riserve.L'Algeria si batte 
        per sradicare tute le forme di terrorismo non confondendo in alcun modo- 
        e il presidente americano mi facilita il compito- fra la necessità di 
        riconoscere lo Stato palestinese per consentire agli arabi di sostenere 
        la sua azione, e di non andare oltre obiettivi circoscritti e precisi 
        in Afganistan". 
        Bouteflika 
        ha aggiunto che " noi siamo interessati alle sofferenze del popolo afgano, 
        tuttavia siamo per la liquidazione del terrorismo. il mio Paese, che ha 
        sofferto a causa del terrorismo per circa 10 anni, si è sentito automaticamente 
        colpito dalle sofferenze del popolo americano l'11 settembre scorso"- 
        ( in "AllAfrica.com" - 17/10/01) 
      ( 
        torna su ) 
      
	  Egitto: 
        l'imam di al-Azhar invoca "il castigo divino" contro i terroristi 
      Lo 
        sceicco Mohammed Sayed Tantawi, imam della moschea di Al-Azhar, la più 
        alta autorità morale dell'Islam sunnita, ha invocato il "castigo divino" 
        per gli autori degli attentati antiamericani: "aggredire degli innocenti 
        dimostra bestialità e criminalità e coloro che compiono atti del genere 
        saranno puniti da Allah." 
      ( 
        torna su ) 
       
      Dakar: 
        appello ai Paesi africani contro il terrorismo 
      Il 
        presidente della repubblica del Senegal, Abdoulaye Wade, ha promosso una 
        riunione urgente a Dakar alla quale hanno partecipato i rappresentanti 
        di 30 Paesi africani per elaborare "la Dichiarazione di Dakar e lo studio 
        delle modalità di attuazione di un patto africano contro il terrorismo". 
        L'idea 
        di tale patto era stata lanciata dal Presidente senegalese otto giorni 
        dopo gli attentati dell'11 settembre contro gli USA, affinché l'Africa- 
        ha detto- svolga il suo ruolo nella lotta mondiale contro il terrorismo 
        e non sia più"una specie di colabrodo per il malfattori". 
        Wade 
        ha detto anche che il conflitto israelo- palestinese è come un cancro 
        che "solo gli Usa possono condurre ad una soluzione". 
      ( 
        torna su ) 
      
	  Iraq: 
        Tarek Aziz invia condoglianze alle famiglie delle vittime 
      Il 
        vice primo ministro iracheno Tarek Aziz, in un messaggio alla ONG americana 
        "Voices in the Wilderness", ha inviato le sue condoglianze alle famiglie 
        delle vittime degli attentati dell'11 settembre.  
      ( 
        torna su ) 
       
      Il 
        Forum mediterraneo per la lotta al terrorismo 
        (in" 
        Liberation"- Casablanca-, 25/10/01) 
      In risposta 
        all'iniziativa del Re del Marocco, Mohammed VI, sette Paesi europei e 
        quattro arabi hanno deciso di svolgere, ad Agadir , un'incontro di concertazione 
        per definire un approccio comune contro il terrorismo ed esaminare le 
        questioni palestinese e della sicurezza nel Mediterraneo. 
        La 
        riunione che riunirà i ministri degli esteri dei Paesi del Mediterraneo 
        occidentale, più Grecia, Malta, Turchia ed Egitto, supera per importanza, 
        vista la crisi nata dagli attentati dell'11 settembre e la grave situazione 
        che si registra nei Territori palestinesi, il quadro della semplice formalità 
        di una presa di posizione.Per altro, alcuni Paesi membri del Forum euro-mediterraneo 
        sono probabilmente i più toccati e da lungo tempo dal terrorismo nella 
        sua versione integrista. E' questo il caso dell'Algeria, dell'Egitto e, 
        in misura minore, della Francia che ha conosciuto momenti tesi con gli 
        attivisti integralisti o della Spagna che è costretta a confrontarsi con 
        gli attentati dell'ETA. 
        D'atra 
        parte, Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto hanno assunto, nel quadro dell'Organizzazione 
        della Conferenza islamica, svoltasi a Doha all'inizio di ottobre, posizioni 
        comuni di condanna senza equivoci del terrorismo ed espresso la volontà 
        dell'attuazione di una strategia propria a quest'area geografica per combattere 
        il terrorismo. 
      ( 
        torna su ) 
      
	  Siria: 
        condoglianze di Assad al governo Usa 
      Il 
        presidente siriano Bachir el- Assad ha inviato al presidente G. Bush una 
        lettera di solidarietà per le conseguenze degli attentati dell'11 settembre 
        e di sostegno per gli sforzi contro il terrorismo, il presidente siriano 
        ha scritto fra l'altro che è necessaria "una mutua assistenza sul piano 
        mondiale per sradicare il terrorismo in tutte le sue forme e per proteggere 
        i più elementari diritti dell'uomo, fra cui il diritto di vivere in pace 
        e in sicurezza". 
        Da 
        parte sua, B. Ahmar, segretario generale aggiunto del partito Baas ha 
        dichiarato che "bisogna operare una distinzione fra la resistenza legittima 
        all'occupazione e il terrorismo.perciò è necessaria la mobilitazione di 
        tutte le risorse arabe per sostenere la lotta dei palestinesi." 
      ( 
        torna su ) 
      
	  Yemen: 
        il presidente Saleh per un'azione internazionale antiterrorismo 
      A conclusione 
        di una riunione del Consiglio di Difesa nazionale, il presidente della 
        Repubblica dello Yemen, Alì Abdullah Saleh,  ha dichiarato,: "che 
        il governo dello Yemen rivolge un appello a combattere il terrorismo sotto 
        ogni forma e lottare contro i suoi autori, chiunque essi siano". 
        Nel 
        documento approvato dal Consiglio, dopo aver condannato gli attentati 
        dell'11 settembre "perché contrari a tutti i principi religiosi e umani" 
        si sottolinea, fra l'altro: "la necessità di una concertazione degli 
        sforzi internazionali nella lotta contro il terrorismo, quale che sia 
        la sua origine in quanto fenomeno grave che minaccia la sicurezza e la 
        stabilità nel mondo.Si richiede una stretta cooperazione regionale e internazionale 
        a tutti i livelli. 
      ( 
        torna su ) 
      
	  Libano: 
        condanna del governo e condoglianze da Hezbollah 
      Sia il primo 
        ministro Rafic Hariri, sia il capo dello Stato libanese, Emile Lahoud, 
        hanno condannato 
        "tutti 
        gli atti terroristici quale che sia la loro natura.precisando tuttavia 
        che "bisogna distinguere fra terrorismo e azioni di resistenza". 
        Da 
        parte sua il movimento sciita di resistenza libanese, Hezbollah, in un 
        comunicato ha offerto per la prima volta agli Usa le proprie condoglianze 
        "Noi rifiutiamo ogni morte d'innocenti.Noi, libanesi, che conosciamo 
        il prezzo dei massacri sionisti di Cana (100 persone cadute sotto le bombe 
        israeliane nel 1996 ndr), che il governo americano si è rifiutato di condannare 
        all'Onu, sentiamo più di altri la sofferenza di coloro i quali hanno perduto 
        i loro cari." 
        Hezbollah 
        teme che "gli Americani utilizzino questi tragici avvenimenti per estendere 
        la loro autorità sul mondo e praticare ancor di più una politica ingiusta, 
        che è stata la causa del livello di odio contro di loro".  
      ( 
        torna su ) 
       
      Bin 
        Laden: da dove viene il denaro? 
        Salah 
        Sbyea in "Liberation", 18/9/01- Casablanca 
       In 
        questo articolo, viene esaminata la consistenza finanziaria di Bin Laden, 
        disseminata nei santuari e nelle banche europee e occidentali, con la 
        compiacenza d'importanti istituti di credito e con la copertura di autorevoli 
        settori politici.  
        "Mai 
        un avviso di sceriffo ha interessato, a scala così grande, un presunto 
        criminale come nel caso di Oussama Ben Laden, il miliardario finanziatore 
        del terrorismo. Ma se il miliardario, privato della sua nazionalità saudita, 
        è oggi su tutte le labbra, la sua notorietà non è tuttavia nata all'indomani 
        dell'atroce attentato di New York e di Washington. 
        La 
        sua attività terroristica è conosciuta da molti anni e gli attentati a 
        lui attribuiti sono talmente numerosi da richiedere mezzi finanziari molto 
        cospicui che non sono alla portata del primo apprendista estremista. 
        Ciò 
        pone ai commentatori la questione delle finanze. Qual è la capacità finanziaria 
        della nebulosa di Ben Laden? E soprattutto, come le finanze di quest'ultimo 
        hanno potuto evadere il controllo del sistema finanziario internazionale? 
        .Il 
        primo elemento di spiegazione sulle capacità finanziarie ci viene in realtà 
        dalla Svizzera. 
        Il 
        portavoce del segretariato di Stato svizzero all'economia ha dichiarato, 
        sabato, che la Svizzera aveva congelato già nell'anno 2000 diversi conti 
        bancari appartenenti a banche afgane. 
        Si 
        tratta di una mezza dozzina di conti che non hanno, secondo la stessa 
        fonte, niente a che vedere con gli attentati di martedì scorso. Ma- secondo 
        gli osservatori- la lista dei conti "dubbi" che potrebbero interessare 
        gli inquirenti è ancora da stilare. 
        Secondo 
        il quotidiano della Svizzera tedesca "Tages Anzeiger", alcuni conti sarebbero 
        stati bloccati nei giorni seguenti il doppio attentato negli Usa. Questa 
        stessa fonte rivela che una lista di 170 persone fisiche e morali aventi 
        beni in Svizzera esisteva prima di martedì scorso e comprendeva rappresentanti 
        del regime dei Talebani e dell'Organizzazione "Al Qaida". 
        Uno 
        degli strumenti - usati da Bin Laden- è dato da una serie di conti off-shore 
        nei paradisi fiscali, di società fantasma, che servono in realtà a coprire 
        conti di passaggio di denaro raccolto in diverse regioni del mondo. Londra 
        è considerata da alcuni osservatori luogo di partenza di questo denaro, 
        prodotto dalla raccolta negli ambienti integristi e nelle associazioni 
        che hanno dei beni al sole, in nome del sostegno dovuto ai "fratelli" 
        in Cecenia, in Kashemir e altrove. 
        Ma 
        secondo gli specialisti del problema del denaro sporco, la raccolta è 
        una delle tante, possibili forme di finanziamento. L'altra forma che il 
        ministro italiano della Difesa, Antonio Martino, ha prospettato potrebbe 
        essere la speculazione sui mercati internazionali. Le autorità italiane 
        fanno riferimento ad una società di mediazione, con sede a Milano, che 
        l'organizzazione di Bin Laden avrebbe potuto utilizzare per operare sui 
        mercati finanziari europei. 
        La 
        questione della finanza della nebulosa terrorista, come d'altronde quella 
        del denaro sporco della droga, è posta da molti anni senza che siano state 
        date risposte veramente serie. 
        Nel 
        caso in specie, i due problemi potevano essere individuati, soprattutto 
        quello relativo alle finanze di Bin Laden provenienti dal traffico di 
        droga che una manna possibile del suo finanziamento, poiché l'Afganistan 
        dei Talebani continua ad essere uno dei principali produttori di droga 
        nel mondo. Come si è creata questa manna di narco-dollari ? 
        Per 
        molti specialisti del problema, tutte le iniziative assunte fino ad ora 
        non sono davvero efficaci. E se si aggiunge che servizi quali la Cia hanno 
        utilizzato questo mezzo facile per il finanziamento di azioni parallele, 
        si può immaginare che la nebulosa Bin Laden non mancherà di fare altrettanto. 
      ( 
        torna su ) 
       
      Il 
        dualismo americano di fronte all'islamismo 
        di 
        Louisa Ait Hamadouche 
        in 
        "La Tribune" (Algeri) 2/10/01 
      "Colpiti 
        al cuore del loro santuario, gli Stati Uniti rivedranno la loro gestione 
        tradizionale dell'islamismo? 
        Al 
        di là delle questioni relative alla natura della reazione americana, dei 
        bersagli che sceglierà e dell'ampiezza che prenderà, la risposta a tale 
        questione è difficile e strategica. La percezione americana di questo 
        fenomeno è la traduzione di un pragmatismo nel senso in cui l'intende 
        la teoria realista. I principi morali o ideali, i discorsi umanitari non 
        vi hanno posto, allorché la nozione d'interesse nazionale, per altro ambigua 
        e confusa, è l'unico riferimento. Se volessimo riassumere la politica 
        americana nei confronti dell'islamismo bisognerebbe citare Robert Paltrau 
        e dire semplicemente che "non c'è". Questo assunto un po' semplicista 
        è infatti carico di sensi e significa che gli Usa funzionano seguendo 
        un cammino estremamente aperto. 
        Questi 
        ultimi non sono gli alleati dell'islamismo come denunciano numerosi specialisti 
        quale Alexandre del Valle che si è fatto sentire molto dopo gli attentati 
        dell'11 settembre. Se bisogna illustrare la politica estera americana 
        nei confronti dell'islamismo con una frase, si potrà citare il nuovo ambasciatore 
        Usa in Libano. "Il Libano non figura fra gli Stati che sostengono il terrorismo- 
        ha affermato Vincent Battle, ma esistono in Libano organizzazioni che 
        figurano nella lista americana delle organizzazioni terroriste. 
        Il 
        governo libanese- bisogna ricordarlo- considera Hezbollah come un movimento 
        di liberazione. La dichiarazione del diplomatico conferma un tale paradosso. 
        Uno Stato può riconoscere, coccolare, proteggere e lasciare una totale 
        libertà d'azione a un movimento accusato d'avere commesso- e di continuare 
        a commettere- atti "terroristi" senza che se ne assume, almeno in parte, 
        la responsabilità? 
        Ponendo 
        il problema in questi termini, il diritto da una risposta chiara e senza 
        ambiguità e implica la complicità del detto Stato. La stessa amministrazione 
        americana non contesta questa connessione, poiché ha annunciato che le 
        rappresaglie attualmente in preparazione "non faranno distinzione fra 
        terroristi e coloro i quali li sostengono". 
        La 
        stessa dicotomia si manifesta nei legami strategici fra gli Stati Uniti 
        e l'Arabia saudita. Un rapporto di esperti, pubblicato sulle colonne di 
        "Le Monde" del 24 settembre, conferma l'esistenza dei legami fra il gruppo 
        di Osama Bin Laden e i membri della famiglia reale saudita. Un' l'inchiesta 
        del FBI, chiama in causa decine d'imprese, organizzazioni assistenziali, 
        banche con sede nei paesi del Golfo e con ramificazioni in Europa (soprattutto 
        in Gran Bretagna). Esse sono dirette dalle grandi famiglie del regno quali 
        i Ben Mahfouz. Originari come i Ben Laden dall'Hadramaut (nord Yemen), 
        questi sono i ricchissimi banchieri attratti dalla famiglia regnante. 
         
        Difficile 
        rompere queste alleanze fortificate dagli interessi materiali e dai legami 
        familiari. La figlia del fondatore dei Ben Mahfouz è in realtà 
        una delle spose di Osama Bin Laden. 
        L'Office 
        of Foreing Assets Control (OFAC), che dipende dal Tesoro Usa, ha stabilito 
        delle connessioni per lo meno compromettenti. A titolo di esempio, l'organigramma 
        di "Tadamon Islamic Bank" è istruttivo. Presente sull'insieme del territorio 
        sudanese, questa banca ha come principali azionisti  le società National 
        Co. For Development and Trade (sudanese), la Kuwait Finance House, la 
        Dubai Islamic Bank, la Bahrein Islamic Bank e numerosi azionisti individuali 
        fra i quali il Ministero degli affari sociali degli Emirati arabi uniti. 
        Tutte queste società sono sotto sorveglianza dell'OFAC .La Dubai Islamic 
        Bank è un altro esempio parlante. La Cia ha stabilito che una parte del 
        finanziamento di Osama Bin Laden proviene da questa banca, diretta da 
        Mohamad Khalfan Ben Kharbash, attuale ministro delle Finanze degli Emirati. 
        Ma 
        l'Arabia saudita è un alleato con il quale gli interessi comuni sono più 
        numerosi delle differenze. Il monopolio delle compagnie anglo-sassoni 
        sul petrolio della regione risale al 1928 e quello degli Usa è iniziato 
        nel 1933. Grazie alla guerra del Golfo, la presenza militare americana 
        è stata istituita permettendo di controllare il mar Rosso (e quindi Etiopia 
        e Sudan), l'Iraq e l'Iran. In contropartita, la famiglia reale si è dedicata 
        ad attività più o meno ufficiali che le hanno permesso di rafforzare la 
        legittimità del suo potere. Gestire le contraddizioni, è anche questo." 
      ( 
        torna su ) 
       
      L'integrismo 
        islamista è una dottrina totalitaria 
        di 
        Said Sadi 
        (in 
        "La Tribune" Algeri, 18/9/01) 
       Said 
        Sadi, il Presidente del Rassemblement per la Cultura e la Democrazia (RCD), 
        combattiva formazione politica algerina, ha dichiarato che "l'integrismo 
        islamista è una dottrina primaria e totalitaria che tenta di organizzarsi 
        per imporsi al mondo.Nella particolare fase storica che stiamo vivendo 
        vi sono due attitudini da evitare: la prima è quella di assimilare la 
        religione musulmana all'islamismo, poiché ciò è quello che vorrebbe l'Internazionale 
        islamista; la seconda, apparentemente opposta alla precedente, consiste 
        nel coltivare l'ipocrisia che vorrebbe dividere il terrorismo dall'integrismo". 
        Sempre 
        riguardo la seconda questione, Sadi ha precisato che "è questo l'errore 
        da lungo tempo commesso dall'Occidente e che continuano a commettere i 
        nostri dirigenti.Per noi, Algerini, il problema risiede, innanzitutto, 
        nell'indecisione dei dirigenti i quali sono abili nell'intrigo, nella 
        manovra ma divengono di una penosa inefficacia quando bisogna costruire 
        e proiettare la nazione sul lungo termine." 
        Secondo 
        il presidente di RCD "il dramma che ha colpito gli Usa prefigura nuove 
        evoluzioni nella gestione della sicurezza mondiale e delle relazioni internazionali. 
        L'umanità che ha rinnegato il colonialismo sembra volere, infine, ripudiare 
        l'integrismo.più che mai, la nostra lotta dovrà integrare queste evoluzioni 
        fondamentali". 
      ( 
        torna su ) 
       
      Signor 
        Bush, rifletta per la sicurezza degli americani 
        di 
        Samba Diallo  
        (in" 
        Wal Fadjri", Dakar, 17/10/01) 
      Samba 
        Diallo, autore di questo lungo articolo (di cui riprendiamo alcuni brani) 
        si rivolge al Presidente Usa, George Bush, invitandolo a riflettere e 
        a rivedere anche le accuse lanciate  contro gli islamici e contro Bin 
        Laden per gli attentati dell'11 settembre. 
        "Allorché 
        le Torri gemelle sono crollate come un castello di carta, a causa di un 
        atto terroristico che ha fatto migliaia di vittime, Voi avete messo all'indice 
        i musulmani, in seguito avete parlato di "crociata". Voi avete fatto l'amalgama 
        fra islam e terrorismo, poi avete rettificato. Ma è certo che voi avete 
        detto tutto questo per mettere una civiltà contro un'altra. Dopo, i vostri 
        servizi segreti si sono dati da fare, io non so mediante quale alchimia, 
        per trovare il passaporto di uno dei presunti terroristi dispersi nell'esplosione 
        provocata dagli aerei che hanno colpito le torri. Bizzarro! 
        Essi 
        hanno anche detto di avere trovato nell'aeroporto dal quale sono decollati 
        gli aerei dei documenti scritti in arabo ( c'è da credere che i terroristi 
        volessero far sapere al mondo ch'erano arabi), un Corano. In breve, tutto 
        ciò che poteva far pensare che i terroristi sono necessariamente degli 
        arabi musulmani. E tutto il mondo ne parla. Tutto il mondo ci crede. Tutto 
        il mondo dimentica che gli Arabi costituiscono solo un sesto dei due miliardi 
        di musulmani del pianeta Terra e, fra loro (gli Arabi) vi sono da 10 a 
        15 milioni di cristiani. 
        Per 
        quanto riguarda il Corano, questo è letto da due miliardi di musulmani, 
        fra i quali io stesso. Noi siamo, dunque, due miliardi di terroristi, 
        secondo la vostra polizia! No.La vostra polizia, nel giro di qualche ora 
        d'indagine, ha concluso che l'autore di questi terribili attentati è un 
        uomo imboscato da qualche parte sulle montagne dell'Afganistan che si 
        chiama Osama Bin Laden. In altre circostanze, avrei detto che la vostra 
        polizia mi ha deluso. Ora, per il cartesiano che io sono, ho almeno due 
        buone ragioni per non dirlo. 
        Prima 
        ragione: voi sapete bene, Signor Presidente, che nella vostra nazione 
        arcobaleno, nel vostro governo varato dopo la vostra elezione abracadabrante, 
        nel vostro Senato, nel vostro Congresso, fra i vostri consiglieri, all'interno 
        del FBI, della Cia, c'è gente dagli obiettivi dubbi, straordinariamente 
        potenti e influenti che hanno interessi affinché  l'inchiesta segua 
        il corso che ha seguito fin qua. 
        Essi 
        hanno fatto precisamente come coloro i quali hanno fatto credere all'America 
        che  Lee Harvey Oswald ha tirato sul presidente John Kennedy il 22 novembre 
        1963. Questi sono quelli che fanno (e disfaranno un giorno, ne sono sicuro) 
        l'America. Questi sono quelli che fanno l'America e mentono agli americani 
        e al mondo intero. 
        Chiedetevi, 
        dunque, anche voi chi può nascondersi dietro questa precisione, questo 
        sangue freddo, questa professionalità per colpire l'11 settembre scorso 
        al cuore dell'America e in pieno giorno. 
        Riflettete 
        bene su coloro i quali possono avere interesse affinché gli arabi e l'Islam 
        siano annientati dopo gli attentati. 
        Seconda 
        ragione: vi siete chiesto, Signor Presidente, perché i vostri F16 non 
        hanno decollato a tempo per individuare, intercettare e distruggere eventualmente 
        il nemico? 
        Essi 
        avevano il tempo poiché è trascorsa circa una mezz'ora da quando il primo 
        aereo ha colpito una delle torri prima che un secondo aereo ha tagliato 
        in due la seconda torre e altrettanto perché un altro aereo finisse il 
        suo volo contro il Pentagono, mentre un quarto aereo è andato a cadere 
        in un bosco della Pennsylvania. Io penso che nessuno può fare questo cerchio 
        sinistro nel cielo degli Stati Uniti d'America senza contare su complici 
        piazzati negli alti livelli dell'Aministrazione. 
        A parte 
        Bin Laden, che volete decapitare costi quel che costi, vi siete chiesto 
        chi può esserci dietro questi attentati? Avete dimenticato Oklahoma City, 
        che avete attribuito a Bin Laden prima di identificare uno dei responsabili, 
        un Americano di buona famiglia, corrispondente alla persona di Steve McVeigh 
        che avete giustiziato nel giugno scorso? 
        Per 
        la giustizia immutabile e non la libertà, per la sicurezza degli americani 
        e del mondo in generale, riflettete." 
      ( 
        torna su ) 
       
      Terribili 
        apparentamenti 
         
        di 
        Amina Talhimet in "Liberation", Casablanca, 3/10/01 
       "Il 
        presidente americano George Bush parla di Crociate ed ecco che l'indomani 
        fa un'entrata storica in una moschea di Washington. Silvio Berlusconi 
        fa l'elogio del superuomo occidentale ed ecco che fa un salto in una moschea 
        di Bruxelles. Per non ferire i paesi arabi e musulmani che hanno scelto 
        massicciamente di battersi contro il terrorismo a fianco degli Usa. Tutto 
        è a fior di pelle dopo l'11 settembre. Al malessere dei paesi occidentali 
        di fronte all'atrocità dei crimini commessi negli Usa, si è venuto ad 
        aggiungere quello dei paesi arabi e musulmani pronti a tutto per non essere 
        assimilati ai folli furiosi che hanno ucciso migliaia di persone in meno 
        di un'ora e in diretta tv. 
        Da 
        surrealista quel "Noi siamo tutti americani" lanciato un po' troppo rapidamente 
        dal direttore del quotidiano francese "Le monde" si è presto trasformato 
        in slogan segregazionista, dividendo coloro i quali, malgrado gli spaventosi 
        attentati, non si sentono americani e gli altri, i buoni vecchi occidentali, 
        ricchi e civilizzati. Una caricatura nella quale i buoni si sono decretati 
        buoni, e ciò che è più inverosimile, i cattivi si sono dichiarati cattivi. 
        Il fondo del problema è d'ordine strettamente criminale. Sono dei criminali 
        quelli che hanno compiuto gli attentati dell'11 settembre e si suppone, 
        in questo caso preciso, che essi siano musulmani, nel 1995, a Oklahoma 
        City, essi erano americani, bianchi e soprattutto molto cristiani, una 
        settimana addietro il criminale che ha ucciso 14 deputati svizzeri era 
        anche lui europeo e senza dubbio un buon cristiano. 
        La 
        nazionalità o la religione di un terrorista non provano assolutamente 
        nulla. O allora, si cade nell'abominevole suspicione collettiva per punizione 
        collettiva. 
        Il 
        terrorismo, l'Europa e gli Usa lo conoscono bene; esso è Corso in Francia, 
        Basco in Spagna, esso ha colori cattolici in Irlanda, ha avuto colori 
        comunisti nella Repubblica federale di Germania e in questa Italia dove, 
        oggi, un primo ministro, dalla memoria visibilmente troppo corta, osa 
        dividere il mondo in superuomini e sottouomini. 
      ( 
        torna su ) 
      
	   
      Terrorismo: 
        la fattura la pagheranno i poveri 
        di 
        Adam Charif in "Liberation", Casablanca, 4/10/01 
      Saranno 
        10 milioni di esseri umani che stanno per raggiungere le popolazioni del 
        pianeta colpite dalla povertà a seguito degli effetti economici disastrosi 
        degli attentati dell'11 settembre. In una valutazione preliminare realizzata 
        dalla Banca mondiale a proposito delle conseguenze degli atti terroristici 
        contro gli Usa, gli esperti di questa istituzione affermano che l'economia 
        mondiale sarà colpita da questi gravi avvenimenti, ma che sono le economia 
        dei paesi detti emergenti e quelle dei paesi meno avanzati che pagheranno 
        la fattura più pesante. 
        Peggio 
        ancora, il ritorno della crescita economica sarà più rapido nei paesi 
        più sviluppati che potranno ritrovare la cadenza di una evoluzione più 
        favorevole verso la fine dell'anno 2002, ma per gli altri la convalescenza 
        rischia di essere molto più lenta. 
        La 
        situazione si annuncia drammatica soprattutto in Africa dove i redditi 
        delle popolazioni più povere sono minacciati da una riduzione ancora più 
        penosa. 
        Dopo 
        l'11 settembre, il commercio mondiale è in calo a causa di diversi fattori 
        fra i quali: le perturbazioni dei trasporti dovute ai problemi di sicurezza, 
        le nuove difficoltà legate alle spese e alle modalità di assicurazione, 
        i ritardi doganali, ect. Questi aspetti stanno per rialzare i costi del 
        commercio internazionale a soglie insopportabili. I noli marittimi sono 
        aumentati dal 10 al 15%. Il turismo d'affari è in caduta vertiginosa allorché 
        la stagione invernale del turismo mondiale specialmente per il Medio Oriente 
        e per i Carabi si annuncia catastrofica con annullamenti di massa delle 
        prenotazioni. I paesi dell'OCDE avranno un tasso di crescita molto modesto 
        alla fine dell'anno in corso (+ 1%). Questo tasso rischia di calare ancora 
        nel 2002 a 0,75%. 
        Ma 
        per gli altri paesi gli effetti sono contrastanti nella loro previsione. 
        Le economie più svantaggiate dovranno registrare il declino delle loro 
        esportazioni, del loro settore turistico, dei prezzi dei beni di consumo, 
        della riduzione dei flussi d'investimenti stranieri, ecc. 
 
      ( 
        torna su ) 
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      Numero 
        14 
        novembre 2001 
         
      
      
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